Rischiano una multa da 500 a 10mila euro gli studenti che aggrediscono un prof, un dirigente scolastico o un membro del personale amministrativo della scuola. La misura è prevista, infatti, in un emendamento depositato dal governo al Senato in commissione Cultura al ddl sulla valutazione del comportamento degli studenti. Il testo prevede che in caso di condanna per reati contro il personale scolastico nell'ambito o causa delle loro funzioni "è sempre ordinato" oltre al pagamento dei danni quello "di una somma da euro 500 a euro 10mila" come "riparazione pecuniaria" per "l'istituzione scolastica di appartenenza della persona offesa".
"Con la sentenza di condanna per i reati commessi in danno di un dirigente scolastico o di un membro del personale docente, educativo, amministrativo, tecnico o ausiliario della scuola a causa o nell'esercizio del suo ufficio o delle sue funzioni - si legge nell'emendamento che quindi è relativo a chiunque aggredisca un professore o un dirigente nelle sue funzioni o a causa di esse - è sempre ordinato, oltre all'eventuale risarcimento dei danni, il pagamento di una somma da euro 500 a euro 10.000 a titolo di riparazione pecuniaria in favore dell'istituzione scolastica di appartenenza della persona offesa". "La sospensione condizionale della pena - si specifica - è comunque subordinata al pagamento della somma determinata a titolo di riparazione pecuniaria, fermo restando il diritto della persona offesa all'eventuale risarcimento del danno". Il termine per la presentazione dei sub-emendamenti alla proposta di modifica in commissione è stato fissato a martedì prossimo.
Classi di accompagnamento di italiano e matematica con docenti specializzati e una didattica potenziata oppure prevedere di pomeriggio attività obbligatorie di potenziamento linguistico extracurricolare: il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara ne ha parlato in una intervista a Libero a proposito degli studenti stranieri. Nei paesi dell'Unione Europea - rileva Valditara - esistono tre modelli: in alcune nazioni gli stranieri vengono inseriti direttamente nelle classi ordinarie, in altre gli studenti provenienti dall'estero seguono per un certo periodo un'offerta scolastica distinta ('classi di accoglienza' o 'di transizione')". In molti Paesi infine viene utilizzato un approccio combinato tale per cui gli alunni seguono alcune lezioni nella classe ordinaria e altre nell'ambito di un'offerta separata. L'Italia è nel primo gruppo, assieme a Lettonia, Repubblica Ceca e Slovacchia. Germania e Francia hanno un sistema misto-flessibile, cioè si frequenta solo una parte delle lezioni nelle classi ordinarie. Poi ci sono Paesi più rigidi. L'idea di Valditara è che "ogni scuola dovrebbe verificare all'atto di iscrizione le competenze dei ragazzi immigrati. Dopodiché dovremmo lasciare alle scuole la scelta fra i tre percorsi. La prima possibilità ovviamente è quella dell'inserimento tout court nelle classi esistenti, se il tasso di apprendimento della lingua italiana è buono. Se invece ci sono dei deficit molto rilevanti dovremmo pensare a due soluzioni alternative. Il ragazzo straniero viene inserito come tutti in una determinata classe, tuttavia le lezioni di italiano ed eventualmente anche quelle di matematica le frequenta in una classe di accompagnamento con docenti specializzati e una didattica potenziata". L'altra ipotesi potrebbe prevedere di "seguire al pomeriggio attività obbligatorie di potenziamento linguistico extracurricolare. Ovviamente prima di introdurre queste soluzioni occorre avviare un confronto ampio, tenendo sempre presente che per noi l'autonomia scolastica è un punto fermo".
Bisogna infine ragionare sull'organico necessario. Gli uffici sono già al lavoro per delineare alcune ipotesi. "Intanto ci sono risorse nostre per 85 milioni di euro e risorse del ministero dell'Interno dal Fondo asilo migrazione integrazione che gestiamo noi e sono altri 70 milioni di euro. Questa può essere una base di partenza per studiare un progetto realmente inclusivo", conclude Valditara.
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