'Contro le bombe e le manganellate'. Ad una settimana dalle cariche di Pisa gli studenti di tutta Italia sono tornati in piazza per manifestare solidarietà e vicinanza al popolo palestinese. Questa volta, però, le voci dei ragazzi e delle ragazze hanno intonato anche cori e slogan contro quanto avvenuto venerdì scorso nel capoluogo toscano.
Contemporaneamente, invece, Fratelli d'Italia ha sostenuto l'iniziativa di vicinanza agli agenti di polizia visitando alcune questure del Paese. "Le aggressioni subite dalle nostre donne e dai nostri uomini in divisa sono inaccettabili", le parole dell'assessore regionale piemontese, Elena Chiorino, che ha preso parte alla delegazione di Biella guidata dal sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro. I riflettori della protesta sono stati, ovviamente, tutti rivolti verso Pisa, dove in migliaia sono scesi in piazza per chiedere il 'cessate il fuoco' a Gaza sventolando bandiere della pace e palestinesi. Nonostante il clima di tensione della vigilia, il corteo si è chiuso senza alcuna problematicità, così come avvenuto in tutte le altre piazze d'Italia.
Alla manifestazione, scandita da continui slogan contro "Israele fascista e terrorista", hanno preso parte alcuni esponenti del Pd e della sinistra, compreso il presidente della provincia, il dem Massimiliano Angori. A Firenze, invece, qualche centinaio di studenti si è ritrovato davanti al consolato statunitense prima di partire in corteo per le strade della città. Su un lungo striscione l'appello a "fermare il genocidio a Gaza" e al "cessate il fuoco". Il numero di manifestanti è poi aumentato a circa mille persone e il corteo si è diretto sui lungarni. La manganellate di Pisa, stigmatizzate dallo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella, non hanno dunque scoraggiato la protesta. Manifestazioni, infatti, sono state organizzate da Nord a Sud. A Roma gli studenti hanno esposto la foto del presidente israeliano Benjamin Netanyahu e della premier Giorgia Meloni imbrattata con impronte della mani verniciate di rosso, a significare il "sangue dei palestinesi". Con il suono delle bombe a risuonare nelle casse, il corteo ha attraversato le strade della Capitale, scandendo anche slogan contro Segre e la premier, per concludersi davanti all'università La Sapienza dove gli studenti hanno intonato 'Bella Ciao'. In 1.500, invece, si sono ritrovati a Milano per il ventunesimo corteo pro-Palestina sotto lo slogan "Fermiamo il genocidio, salviamo Gaza". Prima della partenza, i manifestanti si sono raccolti in un minuto di silenzio per commemorare i morti del "massacro della farina", che ha visto "150 uccisi e più di mille feriti" solo perché "volevano recuperare qualcosa per dar da mangiare ai propri figli". Non sono mancati anche qui slogan contro Meloni e Biden. E mentre gli studenti sfilavano per le strade e le piazze, esponenti di Fratelli d'Italia invece facevano visita alle questure in segno di solidarietà agli agenti di polizia, vittime di minacce e insulti in seguito alle cariche di Pisa. Soltanto ieri un dirigente della Digos di Bologna è stato colpito dalla vernice rossa lanciata dalla manifestazione dei collettivi studenteschi. E anche alcuni militanti di Fratelli d'Italia, tra l'altro, sono stati aggrediti in mattinata a Torino dagli antagonisti dei centri sociali mentre era in corso un volantinaggio. Da Rieti a Catanzaro, da Biella a Cagliari, le delegazioni del partito di Giorgia Meloni hanno stretto le mani alle forze dell'ordine. "Loro - dicono - sono il nostro presidio di sicurezza, per questo ci batteremo sempre per proteggerle".
Sono sei o sette i nomi di poliziotti che si sono auto-identificati come in servizio in piazza lo scorso 23 febbraio a Pisa, informando in tal modo la procura che sta indagando sulle cariche della polizia al corteo studentesco pro Palestina quel giorno. Lo si apprende ai margini dell'inchiesta di Pisa e inoltre, sempre secondo quanto emerge, già da lunedì potrebbe essere assegnata la delega alla squadra mobile per iniziare a interrogare i primi testimoni e altre persone informate sui fatti. Tra questi è ipotizzabile che siano sentiti anche gli agenti che hanno agevolato la propria identificazione con questo gesto, sette appunto, un numero inferiore a quelli presenti in strada per garantire l'ordine pubblico. I sette nominativi sono già sul tavolo dell'autorità giudiziaria proprio grazie alla loro iniziativa. Per gli altri gli inquirenti devono risalirvi tramite le relazioni di servizio e le immagini. I video mostrano nella carica una ventina tra agenti in divisa e in abiti civili che hanno contatti coi manifestanti, non solo per l'uso degli sfollagente ma anche nella fase del fermo per l'identificazione di alcuni studenti. Fra gli altri testimoni che potranno essere sentiti risulterebbero docenti del liceo artistico Russoli, gli stessi manifestanti e altri cittadini che si sono trovati sul posto e potrebbero dare il loro contributo. Si potrebbe arrivare a decine di persone ma è anche prevista una scrematura dei racconti più utili rispetto ad altri. Il fascicolo d'indagine sul comportamento della polizia è infatti aperto ancora senza indagati.
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