Cronaca

L'eredità Agnelli, a John Elkann il primo round 

Il tribunale del riesame di Torino accoglie la tesi della difesa 

Giovanni Agnelli e sua moglie Marella Caracciolo

Redazione Ansa

 Il primo round lo vince John Elkann, anche se la partita resta ancora tutta da giocare. Il tribunale del riesame ha accolto parzialmente il ricorso degli avvocati dell'amministratore delegato di Exor e di Gianluca Ferrero, storico commercialista della famiglia, sulle perquisizioni ordinate dalla procura di Torino nell'inchiesta che ruota intorno all'eredità di Gianni Agnelli.

Il decreto dei pm è stato annullato solo in parte ma, secondo quanto si ricava dal dispositivo, è una parte significativa. Vengono restituiti i telefonini, i computer e gli altri device presi in consegna dalla guardia di finanza (cosa che porterà ad annullare gli 'accertamenti tecnici irripetibili' sugli apparecchi, in programma per venerdì prossimo). E viene restituita una massa di documenti. Spiccano, su tutti, quelli che riguardano 'Dicembre', la cassaforte che controlla tutte le società del gruppo. I difensori avevano fatto presente al tribunale che la quantità di materiale sequestrato era sovrabbondante rispetto all'ipotesi di reato: il concorso nella 'dichiarazione infedele dei redditi' di Marella Caracciolo, moglie di Gianni Agnelli, per gli anni 2018 e 2019.

"Siamo ovviamente soddisfatti, perché è stato affermato un principio giuridico del quale eravamo molto convinti", commentano gli avvocati Paolo Siniscalchi, Federico Cecconi e Carlo Re, legali di John Elkann. "Il tribunale ha riconosciuto le nostre ragioni su un principio di garanzia del cittadino, tanto più valido quando si tratti di uno stimato professionista vincolato e protetto per legge dal segreto professionale" osservano Marco Ferrero e Paolo Davico Bonino, difensori del commercialista, che in questa vicenda figura in questa veste e non come presidente della Juventus.

A una prima lettura sembra che i giudici abbiano voluto limitare lo spazio di manovra dei pubblici ministeri, che negli atti accennavano a tesoretti nascosti all'estero, a società collocate nei "paradisi fiscali", a pagamenti non documentati, alla necessità di ricostruire l'intero patrimonio di Marella e le vicende societarie di 'Dicembre'. Restano sotto sequestro, e quindi nella disponibilità degli inquirenti, il testamento redatto nel 2011 dalla donna (morta nel 2019 a 92 anni) e le integrazioni del 2012 e 2014. Poi le carte che si riferiscono al presunto giallo sul domicilio in Svizzera. L'elenco comprende quelle relative allo Chalet Icy, nel Cantone di Berna, dove Marella ebbe dal 2012 la residenza a fini fiscali (fittizia secondo la procura), a una villa settecentesca sulla collina torinese, al castelletto di famiglia a Villar Perosa, a un immobile a Roma in via 20 maggio.

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