Continuare a lavorare, cercando altre strade perché è inutile insistere a percorrere quelle che finiscono contro il muro della giustizia ungherese. E cambiare interlocutori istituzionali perché la linea del governo, e in particolare quella del ministro della Giustizia Carlo Nordio, si è rivelata "un buco nell'acqua": Roberto Salis non ha nessuna intenzione di smettere di combattere per sua figlia Ilaria e, dopo la delusione di ieri, ha scritto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella chiedendo un suo intervento.
Già il 17 gennaio aveva mandato al Quirinale una Pec e subito aveva ricevuto risposta dal presidente che "nella mia esperienza si è dimostrato l'unico che risponde con senso d'urgenza alle problematiche di un cittadino italiano". Gli ha scritto ancora "una lettera molto asciutta" nella speranza che "smuova il governo italiano, perché evidentemente non ha fatto quello che doveva fare", citando ancora l'articolo 3 della Costituzione "perché lui è il garante del fatto che tutti i cittadini sono uguali di fronte alle legge e ora le diverse sentenze per mia figlia e per Gabriele Marchesi hanno mostrato che due cittadini italiani stanno avendo due trattamenti diversi".
Se il tribunale di Budapest ha infatti deciso che Ilaria Salis deve continuare a restare in carcere, dove si trova ormai da oltre 13 mesi, senza poter scontare la misura cautelare dei domiciliari neanche in Ungheria, la Corte d'appello di Milano ha deciso non solo di non estradare Marchesi, ma anche di cancellare il mandato europeo di arresto chiesto dall'Ungheria, scarcerando il 23enne coimputato per gli stessi reati della Salis. Una decisione che di fatto complica l'iter giudiziario dell'attivista milanese, alzando il livello dello scontro tra i tribunali dei due paesi che negano reciprocamente l'estradizione dei due imputati nello stesso processo.
Lo sa bene Roberto Salis, che ha comunicato a sua figlia l'esito del processo milanese: "Nonostante ovviamente la decisione presa non la favorisca, era estremamente contenta e soddisfatta perché giustizia è stata fatta per Gabriele. E quando una persona ha un carattere come il suo, ti senti veramente in dovere di lottare per lei". Continuerà a lottare quindi, non tanto con un ricorso contro la decisione di ieri "su cui non mi faccio grandi illusioni", quanto piuttosto coinvolgendo il Capo dello Stato "perché intervenga lui su Orban" e non più il governo: "Non mi ha chiamato nessun ministro. Quando qualcuno che ricopre cariche importanti ti dice 'fai A, B e C in questo modo' e poi tutto questo si rivela un buco nell'acqua, una telefonata per mostrare vicinanza mi sarebbe sembrato il minimo", spiega con chiaro riferimento al ministro Nordio che aveva spinto perché venissero chiesti i domiciliari in Ungheria.
Attacca invece il ministro degli Esteri Antonio Tajani l'avvocato Eugenio Losco, che difende sia Ilaria Salis che Gabriele Marchesi: "Aveva chiesto espressamente al ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjartó che Ilaria non venisse più ammanettata e incatenata lasciandogli una nota scritta che io ho letto e neanche questo è stato ottenuto e quindi è evidente che l'Ungheria ieri abbia dato uno schiaffo all'Italia". "Non c'è nessuna speranza per il ricorso al tribunale di Budapest", prosegue l'avvocato Losco, ci dev'essere invece più incisività nell'azione politica e diplomatica del governo italiano: "La Meloni dovrebbe intervenire direttamente con Orban, non si può più far finta di niente". Ricorso che, in ogni caso, potrà essere presentato dopo Pasqua, ha spiegato 'avvocato ungherese Gyorgy Magyar, senza fare ipotesi per i tempi dell'appello.
Leggi l'articolo completo su ANSA.it