Quattro intellettuali per quattro denunce. E tutte da parte di importanti esponenti del governo, premier Meloni compresa.
Docenti, studiosi, filosofi e giornalisti uniti per denunciare le "palesi intimidazioni" da parte del governo accusato di voler "emarginare le voci del dissenso" ed "eliminare il dibattito democratico". "Ci si sta adattando - dicono - ad un clima di caccia alle streghe".
"Stiamo scivolando su una china molto pericolosa", ha detto Di Cesare, a giudizio dopo una denuncia del ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida. "Il governo vuole cancellare ogni forma di dissenso tentando di spegnere le voci scomode - ha rincarato la dose -. Si tocca l'apice di una strategia inaugurata da mesi volta a criminalizzare ogni contestazione e divergenza". Secondo la filosofa e docente di filosofia teoretica a La Sapienza di Roma, "i ministri sono in cerca del nemico". "La censura - ha concluso - viene eretta a metodo. La destra post-fascista mira a una Terza Repubblica che mette in forse i cardini della costituzione antifascista.
Assistiamo, oggi, ad una 'orbanizzazione' dell'Italia". Dello stesso parere anche Montanari, anche lui denunciato da Lollobrigida. "Stiamo assistendo a un ribaltamento del costituzionalismo moderno - ha spiegato - basato sulla tutela di chi non ha forza su chi ha forza. Dobbiamo svegliarci prima che sia troppo tardi".
Querelato da Giorgia Meloni, il filologo Luciano Canfora ha evidenziato che il tentativo del governo di "tappare la bocca a persone molto attive nella loro professione di insegnanti è ancora più grave perché si tratta di professionisti in costante contatto con i giovani". Lo storico Davide Conti - querelato dalla sottosegretaria alla Difesa, Isabella Rauti - ha invece sottolineato due questioni: "quella del fascismo e dell'antifascismo, ancora centrale nello spazio pubblico" e "quella della legittimità del conflitto nello spazio pubblico".
A chiudere gli interventi è stato il presidente dell'Anpi, Gianfranco Pagliarulo. "C'è un'evidente diseguaglianza tra il potere del singolo intellettuale o giornalista e il potere del governo - le sue parole -. al governo quando sentono la parola cultura mettono mano al tribunale. Noi, come associazione dei partigiani, siamo e saremo al fianco della libertà".