Cronaca

Regeni, un'amica in aula: 'Mi disse che in Egitto c'era molta repressione politica'

Schlein: 'Processo importante per la nostra Repubblica'. Verrà sentito il padre di Giulio. Tajani: 'Non rinunciamo alla ricerca della verità'

Redazione Ansa

"L'ultima volta che ci siamo sentiti, il 16 gennaio del 2016 via chat, mi ha detto che in Egitto c'era moltissima repressione politica ed era contento di tornare a Cambridge in primavera". E' quanto ha raccontato in aula, nel processo a carico di quattro 007 egiziani, una amica di Giulio Regeni. La testimone ha poi raccontato dell'incontro avuto con Giulio nel Natale del 2015. "Ci siamo visti, mi ha raccontato della sua ricerca al Cairo, che stava passando molto tempo con i venditori ambulanti, che teneva un profilo molto basso, che era molto stancante", ha aggiunto. 

Nella terza udienza del processo a carico di quattro 007 egiziani accusati del sequestro, delle torture e dell'omicidio di Giulio Regeni. Previsto l'ascolto di alcuni testi tra cui il padre del ricercatore, Claudio, e alcuni suoi amici. All'esterno della cittadella giudiziaria per mostrare vicinanza ai genitori anche la segretaria del Pd, Elly Schlein. "Ancora una volta siamo qui al fianco alla famiglia Regeni.

    Questo è un processo importantissimo ed è una questione che riguarda la nostra Repubblica e non solo una singola famiglia. Non dobbiamo dimenticare che questo processo ha incontrato enormi ostacoli anche per i rapporti con l'Egitto", ha affermato la segretaria del Pd. 

   "Sul caso Regeni non rinunciamo alla ricerca della verità. Speriamo di risolvere la vicenda. Stiamo operando con il governo egiziano attraverso la 'moral suasion'. Con Zaki siamo riusciti a farlo tornare in Italia, speriamo di avere risultati positivi anche sulla vicenda Regeni", afferma il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ospite di 'Start', su SkyTg24.
   

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