Cronaca

Uccise la sorella, 'evento imprevedibile, agenti corretti'

Archiviata l'inchiesta bis, la madre: 'giustizia miope e pilatesca'

Redazione Ansa

   L'invio di una volante "non avrebbe potuto impedire" l'omicidio di Alice Scagni, la giovane mamma massacrata a coltellate dal fratello Alberto la sera del Primo maggio 2022 sotto casa a Quinto, perché era un "evento imprevedibile". E perché non c'erano state denunce precedenti, querele, e le richieste di intervento dei giorni precedenti non erano tra loro collegabili.

Sono queste le motivazioni con le quali il giudice Carla Pastorini ha archiviato l'inchiesta bis sulle eventuali omissioni e carenze di due poliziotti, in servizio quel giorno alla centrale operativa, e della dottoressa della Salute mentale di Asl3 che aveva preso in carico Alberto. Scagni è stato condannato a 24 anni e sei mesi per l'omicidio ed è stato dichiarato seminfermo.

"L'archiviazione era prevista considerati gli insistiti tentativi fin da subito di addossare la colpa ai genitori del mostro", il commento di Antonella Zarri, mamma di Alice e Alberto. "E' stata seguita la linea del comodo pre-giudizio dall'inizio alla fine. Farò di tutto perché in questo Stato si avveri una giustizia meno miope e pilatesca. E si lavori con coscienza anche nei ponti festivi e il Primo maggio", conclude. Soddisfatti i legali dei due poliziotti, gli avvocati Pietro Bogliolo e Rachele De Stefanis.

"Era l'unica decisione corretta da prendere - sottolinea De Stefanis - questo provvedimento pone fine a un calvario giudiziario". Il giudice "ha centrato in pieno il problema - rimarca Bogliolo - e ha fatto una ricostruzione precisa e molto corretta degli avvenimenti di quei giorni".

Per il giudice "l'eventuale invio di una pattuglia non avrebbe potuto impedire l'evento posto che gli operanti, a parte il caso di intervento mentre erano in corso le minacce, non avrebbero potuto ricercare lo Scagni, non avrebbero potuto accedere alla sua abitazione, non avrebbero potuto arrestarlo". Quelle ricevute dal padre dei due fratelli, sette ore prima del delitto, erano minacce aggravate che "non prevedono neppure l'arresto né alcun obbligo di inviare una volante per raccogliere una querela a domicilio".

Non c'erano "le condizioni che portassero a valutare che il richiedente si trovasse in una tale situazione di pericolo che gli impedisse di uscire di casa e che fosse necessaria una sua immediata tutela. Quanto, poi, avvenuto che ha dimostrato la gravità del pericolo in corso, non può basare la valutazione in esame".

Per quanto riguarda il medico il giudice è stato più duro. "La dottoressa non è rimasta inerte, rifiutando di compiere un atto del suo ufficio, ma ha provveduto in maniera non corretta. Non voleva negare un intervento dovuto, ma ha agito con imperizia e negligenza". Il 16 aprile inizierà il processo d'appello per l'omicidio.
   

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