(ANSA) - ROMA, 16 APR - "Vittorio Bachelet fu assassinato
mentre era all'Università 'La Sapienza' di Roma, luogo di
studio, di riflessione, di confronto culturale e di pace. In
quella stessa Università, in quel giorno e a quell'ora, Stefano
Rodotà e Luciano Violante stavano discutendo con gli studenti
del decreto legge antiterrorismo appena varato.
"Bachelet - esponente autorevole del cattolicesimo sociale e
uomo delle Istituzioni fidente nella forza dell'ordinamento
democratico fondato sulla partecipazione e sul diritto - fu
fortemente calato nel contesto sociale del suo tempo, attento
alle istanze profonde della società italiana scossa da gravi
contraddizioni ed inquietudini, eppure in cammino nel segno dei
valori della Costituzione nata dalla Resistenza", ha aggiunto
Pinelli.
"Egli, come Aldo Moro, intese interpretare un'idea alta della
politica, orizzontale e di comunità, dove lo Stato è la 'casa
comune' di ogni individuo, retta dal rapporto di fiducia dei
cittadini nella classe dirigente radicata nella società, non
chiusa nel Palazzo. La spietata strategia brigatista - ha
rilevato Pinelli - aveva compreso quanto quella visione potesse
validamente contrastare il disegno eversivo, perciò i terroristi
non esitarono, con freddo cinismo, a colpire, dopo Moro, anche
Bachelet, che aveva condiviso con lo statista pugliese il
pensiero del cattolicesimo sociale". (ANSA).
Pinelli, 'Bachelet sentiva lo Stato come una casa comune'
'Giurista fu ucciso mentre si discuteva decreto antiterrorismo'