Primo piano

Inail si smarca su Franco Di Mare, Sergio: 'Riceverà quanto chiede'

Il legale del giornalista: 'Spetta alla Rai risarcire il danno'

Un fermo immagine di Franco Di Mare

Redazione Ansa

L'Inail declina le responsabilità sulle mancate prestazioni previdenziali a Franco Di Mare, che ha denunciato di essere affetto da mesotelioma per l'esposizione all'amianto dopo essere stato inviato in zone di guerra, sottolineando che si tratta di "persona non tutelata" secondo la normativa vigente.

Il legale del giornalista, Ezio Bonanni, ribatte però che l'istituto verrà citato in giudizio e dovrà riconoscere la malattia professionale e l'infortunio, ma che prima ancora è la Rai "a dover risarcire il danno per non aver messo in atto tutte le misure di protezione necessarie".

Intanto, l'amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, conferma di non essere stato informato "fino ai resoconti stampa di lunedì mattina dello stato di salute del collega e delle sue reiterate richieste", dicendosi umanamente vicino al collega. Poi assicura: "Franco Di Mare riceverà a brevissimo quanto richiesto negli anni passati". Ad aver provocato la reazione dell'istituto che si occupa degli infortuni sul lavoro sono stati alcuni articoli di stampa nei quali si affermava che la pratica era "bloccata all'Inail". "L'Istituto all'inizio di dicembre non ha potuto fare altro che prendere atto che si trattava di "persona non tutelata" ai sensi della normativa Inpgi - si legge in una nota -. Le malattie dei professionisti dell'informazione titolari di un rapporto di lavoro subordinato sono tutelate solo dall'inizio del 2024, dopo la fine del periodo transitorio di passaggio dalla tutela dell'Inpgi a quella dell'Istituto".

Per questo l'Istituto sostiene di non essere legittimato "ad accertare il nesso causale tra la professione svolta dal giornalista e la patologia che ha contratto né a rilasciare una certificazione che attesti o meno questa correlazione". Una ricostruzione contestata dal legale di Di Mare. "All'Inail spetta fare gli accertamenti sull'esposizione all'amianto e li citerò in giudizio per il riconoscimento delle prestazioni previdenziali relative alla malattia professionale e all'infortunio, ma è la Rai che deve risarcire il danno - spiega Bonanni -. Spetta all'azienda verificare quali sono i rischi per un proprio dipendente che viene inviato in zone di guerra, in presenza di fibre di amianto in grande quantità e di materiali radioattivi, e mettere in atto tutte le misure di protezione necessarie". Poi sottolinea che la prima comunicazione sulla vicenda risale al 13 luglio 2021 e l'ultima al 19 marzo 2024. "Nessuno ha mai dato riscontro alle varie segnalazioni, formali e informali e alla richiesta di soluzione condivisa avanzate all'azienda - prosegue -. In Rai sapevano tutto e io confermo quello che ha detto Di Mare". "Se l'attuale dirigenza - conclude - ritiene di voler cambiare atteggiamento noi siamo disponibili all'interlocuzione purché questa, visto il lungo tempo ormai trascorsi dalla prima comunicazione, sia rapida, leale, trasparente e tempestiva".

 

Il legale di Di Mare, 'è la Rai a dover risarcire il danno'

"All'Inail spetta fare gli accertamenti sull'esposizione all'amianto e li citerò in giudizio per il riconoscimento delle prestazioni previdenziali relative alla malattia professionale e all'infortunio, ma è la Rai che deve risarcire il danno. Spetta all'azienda verificare quali sono i rischi per un proprio dipendente che viene inviato in zone di guerra, in presenza di fibre di amianto in grande quantità e di materiali radioattivi, e mettere in atto tutte le misure di protezione necessarie". Lo spiega all'ANSA Ezio Bonanni, legale di Franco Di Mare, sottolineando che la prima comunicazione sulla vicenda risale al 13 luglio 2021 e l'ultima al 19 marzo 2024.

"Nessuno ha mai dato riscontro alle varie segnalazioni, formali e informali e alla richiesta di soluzione condivisa avanzate all'azienda - aggiunge in una nota -. Mi risulta che anche Jean Pierre el Kozeh, agente di Di Mare, in un ultimo tentativo di definizione bonaria della vicenda, abbia scritto a novembre 2023 ai vertici Rai delle e-mail, ma anche a queste non è stata mai data risposta". "Apprendiamo, quindi, con sorpresa, che la Rai sostenga di aver attivato una procedura Inail, quando invece - prosegue nella nota - ben diversamente, è certo che è stato Di Mare ad avere avviato e sollecitato quantomeno la costituzione delle prestazioni previdenziali dovute ricevendo dall'Ente la richiesta dello stato di servizio ovvero proprio quel documento che, seppur più volte sollecitato anche via pec, la Rai non ha mai consegnato. Specificato questo va però precisato che non occorre alcuna valutazione Inail sull'azione di risarcimento del danno, che si fonda sulle condotte della RAI che non ha tutelato la salute del dottor Di Mare, quale inviato in luoghi altamente contaminati con amianto e radiazioni".

"Voglio ribadire che l'interesse di Di Mare non è il risarcimento, ma è una questione di principio - dice ancora all'ANSA -. Come lui stesso ha spiegato in tv da Fazio, è l'assenza di risposta ad averlo ferito. A marzo abbiamo proceduto con la messa in mora della Rai, anche se Di Mare non voleva. In Rai sapevano tutto e io confermo quello che lui ha detto. Io ho seguito anche un altro caso di mesiotelioma su un dipendente che si è ammalato a Viale Mazzini ed in quel caso ho avuto subito risposta. Lì ho capito che sulla vicenda di Di Mare qualcosa non quadrava. E' un tumore che ha quasi sempre un esito infausto e tirarla per le lunghe impedisce alla persone di ottenere il giusto sostegno. Voglio essere rispettoso della Rai, ma anche a Viale Mazzini c'era moltissimo amianto, non sono stati molto previgenti. Sono a rischio pure i vertici, è una malattia che non guarda in faccia a nessuno, bastano dosi basse. Hanno perso troppo tempo". "Se l'attuale dirigenza - conclude - ritiene di voler cambiare atteggiamento noi siamo disponibili all'interlocuzione purché questa, visto il lungo tempo ormai trascorsi dalla prima comunicazione, sia rapida, leale, trasparente e tempestiva".

Leggi l'articolo completo su ANSA.it