Cronaca

I centri per migranti in Albania, slitta l'apertura

Siti non pronti per il 20 maggio. Bangladesh-Egitto Paesi sicuri

Redazione Ansa

 La data stabilita era il 20 maggio.
"Non oltre", si leggeva nell'avviso per l'affidamento dei servizi di accoglienza pubblicato dalla prefettura di Roma il 21 marzo scorso e che sottolineava "ragioni di estrema urgenza". Ma l'apertura dei Centri 'italiani' per migranti in Albania slitterà. E non di pochi giorni. Le strutture a Shengjin e Gjader - all'allestimento sta lavorando il Genio militare - non sono ancora pronte. Intanto, il governo con un decreto ha allargato a Bangladesh ed Egitto la lista dei Paesi sicuri.
Significa che anche a bengalesi ed egiziani - quest'anno ne sono sbarcati circa 4.500 - si applicheranno le procedure accelerate di frontiera e potranno essere trattenuti nel Centro per i rimpatri di Gjader quando sarà operativo.
Erano troppo ottimistiche, dunque, le previsioni sui tempi di apertura dei centri albanesi: un hotspot per l'identificazione nel porto di Shengjin, circa 70 km a nord di Tirana; una struttura da 880 posti per l'accertamento dei presupposti per il riconoscimento della protezione internazionale a Gjader, in un sito dell'Aeronautica albanese; nella stessa area, poi, un Centro di permanenza per il rimpatrio da 144 posti. I militari del Genio italiano si sono però trovati di fronte ad un sito, quello di Gjader, fortemente degradato ed i lavori per la messa in sicurezza dell'area e l'allestimento delle strutture si prolungheranno ancora di qualche mese. Slitta quindi la consegna al ministero dell'Interno che si sarebbe dovuto occupare del trasferimento dei migranti salvati in mare - in acque internazionali e soccorsi da autorità italiane - nei centri albanesi.
In attesa della conclusione dei lavori, è stato scelto che si occuperà della gestione dell'accoglienza nei centri per 24 mesi: la cooperativa Medihospes si è aggiudicata l'appalto con un'offerta di 133,8 milioni di euro (con un ribasso del 4,9%) in seguito all'avviso di manifestazione d'interesse pubblicato dalla prefettura di Roma. Venti le imprese che avevano risposto all'avviso. Con 15 giorni di preavviso il Viminale avrebbe dovuto confermare l'avvio dell'operatività "con la possibilità di assicurare una ricettività progressiva rispetto a quella massima prevista, nelle more del completamento degli eventuali lavori di allestimento degli stessi". Tutto rimandato.
Il governo procede comunque lungo la strada per ottenere rimpatri più rapidi. E' questo il senso dell'inserimento di Bangladesh (in testa tra la nazionalità degli arrivi via mare di quest'anno, 3.400) ed Egitto tra i Paesi sicuri, insieme a Camerun, Colombia, Perù e Sri Lanka. Questo significa che, dopo essere stati soccorsi, bengalesi ed egiziani potrebbero essere subito trasferiti nei centri destinati alle procedure accelerate di frontiera mentre attendono la risposta alla richiesta di asilo. La struttura di Gjader era stata pensata proprio per questo scopo dopo che nei mesi scorsi le pronunce di alcuni giudici avevano bocciato il trattenimento di alcuni migranti provenienti dalla Tunisia, da tempo tra i Paesi sicuri. Non ci sta il segretario di +Europa, Riccardo Magi, che parla di "schiaffo ai genitori di Giulio Regeni, a Patrick Zaki e a tutte quelle persone che in quei Paesi vengono arrestate, torturate, uccise per le loro idee politiche, per il fatto di essere omosessuali, per chiedere lo Stato di Diritto". Mentre i deputati del Pd Peppe Provenzano e Laura Boldrini annunciano un'interrogazione sul tema.
Infine, la strategia dell'Esecutivo per frenare gli arrivi passa anche dalla linea dura nei confronti delle ong. L'Enac ha così emesso un'ordinanza per "l'interdizione all'operatività" degli aerei delle organizzazioni umanitarie che pattugliano il Mediterraneo centrale per individuare imbarcazioni in difficoltà. Sea Watch, però, oggi ha fatto alzare in volo da Lampedusa il suo Seabird. Ora rischia il fermo ed una multa. 

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