Cronaca

Il femminicidio di Giulia Cecchettin, Turetta si era appuntato come legare Giulia

Notificata l'accusa dei pm al giovane. Verso il processo. Rischia l'ergastolo

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Redazione Ansa

      Quando sabato pomeriggio 10 novembre Filippo Turetta arrivò in auto sotto casa di Giulia, l'ex fidanzata, con la scusa di un giro al centro commerciale, sapeva già che di lì a poco l'avrebbe uccisa. Sapeva come - sequestrandola e accoltellandola - e sapeva dove si sarebbe sbarazzato del corpo - vicino al lago di Barcis - Aveva preparato tutto, "almeno dal 7 novembre" scrivono i pm della Procura di Venezia nell'atto di accusa notificato ai difensori del 22enne e alle parti offese. E nelle ricerche su internet, nei giorni precedenti il delitto, il ragazzo si era concentrato sulle voci "nastro isolante, manette, cordame, badile, sacchi neri".

 

Non sapeva - non si aspettava - che Giulia avrebbe reagito con tutte le sue forze all'aggressione in macchina, nel tempo 'infinito tra il primo agguato nel parcheggio di Vigonovo, e il secondo, nella zona industriale di Fossò. E (forse) non era chiaro a Filippo che si sarebbe macchiato di una crudeltà "chiaramente eccedente l'intento omicida" che l'avrebbe condotto sulla strada per l'ergastolo. Ma perchè Turetta, a Fossò, dovette inseguire Giulia, facendola cadere a terra, e colpendola con altre coltellate? Perchè, spiegano i pm, "fuggendo dall'auto in cui era costretta" la ragazza stava mettendo "di fatto a rischio il piano esecutivo dell'omicidio"". A sostegno della premeditazione, i pm scrivono che Turetta avrebbe "tenuto fermo il proposito di delinquere, superando le inibizioni e gli ostacoli al proprio impulso criminogeno" - dato il rapporto con la vittima - "per un apprezzabile lasso temporale", in attesa che si presentasse "un'occasione adeguata per attuare il proprio intento".

A carico dell'ex universitario di Torreglia, in carcere a Verona da cinque mesi, i magistrati ritengono d'avere un quadro d'accusa, con dati "oggettivi", tale da far impallidire il tentativo dell'indagato - come fu nell'interrogatorio di novembre - di derubricare uno "spietato piano criminoso" ad un banale "blackout", al "devo ricostruire cosa mi è scattato in testa....". Aveva cercato di cancellare le tracce della navigazione sul suo computer Filippo. Ma gli esperti informatici le hanno recuperate, scoprendo che Turetta si era appuntato un file su "come legare Giulia, con il nastro adesivo mani, caviglie, ginocchia" e anche "come tapparle la bocca". Nelle carte dell'avviso conclusioni indagini, giunto in carcere anche a Turetta, i magistrati spiegano che lo studente aveva costruito "nel dettaglio" tutte le fasi del delitto, pianificandolo "almeno dal 7 novembre", quattro giorni prima del fatto. Ma, sostengono anche, ci pensava da molto più tempo, dopo essere stato lasciato, nelle lunghe giornate a casa senza fare null'altro che pensare a Giulia. A Filippo non bastava controllare le sue interazioni sui social, o tormentare la sorella, Elena, su dove andasse e chi vedesse la ragazza. Turetta, scrivono i magistrati, ne controllava continuamente i movimenti anche grazie ad applicazioni "spia" piazzate sul cellulare. Quando salì sulla sua Fiat Punto nera, quel 10 novembre, il giovane aveva già caricato tutto per compiere l'omicidio, sbarazzarsi del corpo, e fuggire all'estero.

Il 22enne, accusato di omicidio volontario premeditato, avrebbe usato due coltelli: quello trovato spezzato nel parcheggio vicino a casa di Giulia, a Vigonovo, e quello dell'agguato di Fossò, repertato nella sua auto, dopo l'arresto in Germania. I magistrati non escludono che ne avesse "un terzo, poi scomparso". Così come non sono più stati trovati il telefonino e la borsa di Giulia. Quanto alla ferocia con cui si accanì su Giulia, ormai morente, solo due delle 75 coltellate sarebbero state mortali, una al collo e l'altra al petto; gli altri fendenti avrebbero prodotto tagli imprecisi o da difesa della vittima. Giulia, è anche emerso, sarebbe stata colpita molte volte anche al volto, per sfregiarla.

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 LA VICENDA
Filippo Turetta ha ucciso Giulia Cecchettin "con premeditazione, ferocia e crudeltà", e ora rischia l'ergastolo. È la sintesi dell'avviso di conclusione indagini comunicato dai pm ai difensori di Filippo Turetta, ex fidanzato e reo confesso dell'omicidio, e alle parti offese. Un quadro che spalanca la prospettiva del processo in Assise per il 22enne padovano, in carcere a Verona dal 25 novembre scorso. Dopo mesi di informazioni con il contagocce, il procuratore di Venezia Bruno Cherchi ha chiamato i giornalisti per fare il punto sul procedimento penale a carico del giovane.La svolta è arrivata: la contestazione dell'aggravante della premeditazione, sulla base di "dati oggettivi" ha detto il magistrato. Una imputazione che toglie dal campo per l'indagato la possibilità di accedere al rito abbreviato e al patteggiamento. La richiesta del processo è dietro l'angolo, eppure formalmente non è ancora una richiesta di rinvio a giudizio; perchè se la difesa di Turretta lo vorrà, si potrà arrivare ad un passaggio dal Gup per le contro deduzioni, e un eventuale interrogatorio dell'indagato. Il tutto entro 20 giorni da oggi, ovvero dalla chiusura indagini. Dalle parole di Cherchi la strada, tuttavia, appare tracciata: il processo in Corte d'Assise si terrà probabilmente dopo l'estate, in tempi brevi, come previsto per gli indagati in stato di detenzione.

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"Ci prepariamo al processo, dove saremo parte civile, perchè Giulia abbia finalmente giustizia" è stata la reazione dell'avvocato Stefano Tigani, difensore di Gino Cecchettin, il papà di Giulia. Restano da conoscere ancora alcuni 'fermi-immagine' dell'inchiesta: l'ora esatta della morte di Giulia, il numero di fendenti inferti da Filippo - dopo l'autopsia si parlò di oltre 20 coltellate - le frasi di Filippo nell'interrogatorio fiume di 9 ore reso al pm in carcere il primo dicembre. Il nuovo capo d'imputazione, ha spiegato Cherchi, è di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, crudeltà, efferatezza, sequestro di persona, porto d'armi continuato, occultamento di cadavere e stalking. Lo spazio per andare dal Gup, ancora aperto per i legali di Filippo, è quello "degli atti a difesa che non riguardano la procura, che ha agito - ha aggiunto Cherchi - per la formulazione dei capi d'accusa su dati oggettivi". I 20 giorni di tempo che scattano da oggi, su richiesta dei difensori, potrebbero essere ampliati, vista la mole e complessità degli atti e delle perizie, già note comunque a Turetta, in quanto svolte con consulenza di parte. Le contestazioni della Procura, frutto delle indagini dei Carabinieri, dell'autopsia, e dalla perizia dei Ris, cozzano con la linea di difesa tenuta da Turetta nell'interrogatorio con il pm Andrea Petroni: "ho perso la testa, mi è scattato qualcosa..." aveva detto. Tutt'altro racconto quello fatto oggi dal Procuratore Cherchi: Filippo Turetta, ha detto, "aveva pianificato nel dettaglio l'omicidio di Giulia Cecchettin, compreso l'occultamento del cadavere, e la sua fuga".

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"Giulia - ha ricordato il magistrato - è stata legata mani e piedi e sulla bocca, le è stato messo dello scotch". La pianificazione del femminicidio, ha spiegato il capo dell'ufficio giudiziario di Venezia, è evidenziata dagli acquisti (documentati) fatti dal giovane prima del crimine, incluse le mappe stradali per la fuga fino in Germania, i percorsi trovati in internet, compreso il luogo dell'abbandono del corpo di Giulia, nei pressi del lago di Barcis, in Friuli. Per la fuga, poi, Turetta avrebbe acquistato materiale per la propria sopravvivenza. "L'attività - ha detto Cherchi - è stata fatta su dati obiettivi, indipendenti dalle dichiarazioni di Turetta, che sono difensive. Il lavoro è stato fatto sulla ricostruzione dei fatti".

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