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Chico Forti in Italia, il parlamentare Di Giuseppe: 'Accelerazione vicenda nelle ultime 24 ore'

'Fase delicata, ci siamo mossi in modalità silenziosa'

Chico Forti e Di Giuseppe a Miami alcuni giorni prima del trasferimento in Italia

Redazione Ansa

"Nelle ultime settimane l'attenzione su Forti è stata impressionante e i tentativi di contattarlo non si contano. Grazie a un lavoro certosino con Palazzo Chigi è stato possibile ridurre i tempi di trasferimento che, nelle ultime 24 ore, hanno subito un'ulteriore accelerazione".  Così Andrea Di Giuseppe, parlamentare di Fratelli d'Italia eletto all'estero, che ha seguito il caso Forti da febbraio 2023, favorendo il trasferimento in Italia del nostro connazionale detenuto negli Stati Uniti.

   "In un momento così delicato - spiega Di Giuseppe - abbiamo dovuto rinviare l'annuncio del trasferimento in Italia e muoverci in modalità silenziosa perché c'era il concreto rischio di irrigidire e indispettire all'ultimo secondo le autorità statunitensi, una situazione che avrebbe potuto bloccare il transfer, vanificando il duro lavoro portato avanti fino a oggi e distruggendo il sogno di tornare a casa del nostro connazionale. Questo governo, in prima persona Giorgia Meloni, ha mantenuto quanto promesso, a differenza di chi, per farsi pubblicità, ha giocato sulla pelle di una persona detenuta da un quarto di secolo: si lavora in silenzio fino a risultato ottenuto."

"Ho visitato spesso Chico nell'ultimo anno - concude il parlamentare - e, da quando è stata data la notizia del suo trasferimento, ci siamo sentiti spesso: pochi giorni fa mi ha detto che per lui inizia una nuova vita e che non vede l'ora di riabbracciare la madre. Non è stato facile rimanere in silenzio ma oggi possiamo finalmente dare questa notizia; ringrazio lo stato della Florida e il governo americano per la collaborazione, lo studio Tacopina per il lavoro legale e la famiglia Bocelli, da sempre al fianco di Chico, per il supporto umano. Ovviamente, quella di Forti non è una scarcerazione ma un trasferimento in Italia dove, secondo le nostre leggi, finirà di scontare la sua pena."

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