Cronaca

Medico avvelenato, assolti il figlio e la colf a Ravenna

Per la Corte di Assise il fatto non sussiste. L'imputato: "Ho sempre cercato di parlare e chiarire"

Medico avvelenato, assolti il figlio e la colf a Ravenna

Redazione Ansa

Il figlio, studente di Medicina, era finito a processo con l'accusa di aver pianificato per un movente economico l'assassinio del padre, con un sovradosaggio degli stessi medicinali che l'uomo assumeva. La badante per essere colei che aveva acquistato i farmaci necessari e poi li avrebbe somministrati. Ma per i giudici della Corte di assise di Ravenna i due vanno assolti entrambi, perché il fatto non sussiste. Si è chiuso così, in primo grado, il processo sul presunto omicidio di pluriaggravato di Danilo Molducci, storico medico di Campiano, frazione delle campagne ravennati, deceduto a 67 anni il 28 maggio 2021.

Al termine dell'istruttoria la Procura, con il pm Angela Scorza, aveva chiesto l'ergastolo per Francesco Molducci, 40 anni di Terra del Sole (Forlì-Cesena), esperto di trading e in passato segretario del Pd di Castrocaro, nel Forlivese. Si è invece modificata in corso d'opera la posizione della colf 52enne romena, Elena Vasi Susma, e la stessa pm ha concluso chiedendo per lei un'assoluzione, per non aver commesso il fatto, seppur nell'ipotesi della prova mancante o contraddittoria.

All'esito del processo, ha detto Scorza, non sono stati acquisiti elementi univoci e incontrovertibili per un ruolo concorsuale della donna. Di tutt'altro avviso la rappresentante della pubblica accusa è stata sulla responsabilità di Molducci: nei suoi confronti le prove sarebbero state solide. L'uomo avrebbe programmato ed eseguito l'omicidio del padre avvalendosi di plurimi depistaggi.

Ma i giudici, presidente Cecilia Calandra, hanno deciso diversamente, assolvendo il principale imputato. Bisognerà attendere le motivazioni per capire il ragionamento della Corte.

"La sentenza è stata soddisfacente, io ho sempre cercato di dare documenti per fare massima chiarezza e di parlare il più possibile. Sono molto soddisfatto, spero che non ci sia appello da parte del Pm, non ne vedrei il motivo", ha commentato Molducci.

Il movente delineato dall'accusa era di natura patrimoniale: il 40enne avrebbe temuto che il padre gli potesse togliere le deleghe bancarie, alla luce di prelievi dal conto per alcune decine di migliaia di euro. Tanto che giusto poco tempo prima di morire, il 67enne aveva ingaggiato un investigatore privato di Trento per fare luce su eventuali ammanchi.

A ridosso della morte del padre, il 40enne aveva prelevato tra i 40 e i 50 mila euro. E nei 4-5 mesi successivi, aveva nuovamente preso circa 450 mila euro al bancomat con prelievi quasi giornalieri sotto ai mille euro. I due accusati, difesi dagli avvocati Claudia Battaglia e Antonio Giacomini, hanno sempre negato tutto e dopo la camera di consiglio, conclusa nel primo pomeriggio, sono usciti assolti dal processo di primo grado.    

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