Cronaca

Fine vita, il 19 giugno la decisione della Consulta

Cappato: 'Il governo si costituisce per la difesa della legge del 1930'

L'associazione Luca Coscioni in Consulta per dibattere del fine vita (foto d'archivio)

Redazione Ansa

Per la seconda volta, dopo il caso di Dj Fabo, la Consulta mercoledì 19 giugno è chiamata a esprimersi sul "suicidio medicalmente assistito". Questa volta la questione di legittimità costituzionale riguarda un'interpretazione più ampia delle indicazioni della stessa Consulta che proprio nel caso di Dj Fabo stabilì che, per poter accedere legalmente all'aiuto medico alla morte volontaria la persona, tra le altre cose, deve essere dipendente da trattamenti di sostegno vitale.

Non era così per Massimiliano, 44 anni, toscano 44enne affetto da sclerosi multipla, accompagnato in Svizzera con una disobbedienza civile di Marco Cappato, Chiara Lalli e Felicetta Maltese: "non era dipendente da un trattamento di sostegno vitale inteso in senso restrittivo (come per esempio la ventilazione meccanica), nonostante fosse totalmente dipendente dall'assistenza di terze persone", spiegano dall'Associazione Coscioni.

   E proprio contro quest'"interpretazione ampliativa" si è costituito il governo alla Consulta: se fosse confermata dalla Corte Costituzionale una interpretazione restrittiva Cappato, Maltese e Lalli rischiano una condanna fino a 12 anni di carcere Massimiliano morì 8 dicembre del 2022. Cappato, Lalli e Maltese si autodenunciarono ai carabinieri al loro ritorno in Italia dalla Svizzera. Massimiliano, spiega l'Associazione Coscioni, "non era dipendente da un trattamento di sostegno vitale inteso in senso restrittivo (come la ventilazione meccanica), nonostante fosse totalmente dipendente dall'assistenza di terze persone per sopravvivere.

   Per questo avrebbe potuto incontrare ostacoli nell'accedere all'aiuto medico alla morte volontaria in Italia. Per la sua richiesta in Italia era assistito dal team legale dell'Associazione Luca Coscioni. Oggetto della nuova pronuncia dei giudici della Corte sarà, dunque, il requisito più ambiguo, a causa del quale tanti italiani sono costretti ad andare in Svizzera".

   Attualmente, Marco Cappato con altri disobbedienti dell'Associazione Soccorso Civile, è iscritto nel registro degli indagati alle Procure di Bologna, Milano e Roma, per l'aiuto fornito anche ad altre persone malate che hanno fatto accesso alla morte volontaria assistita in Svizzera.

   "A nulla sono valse, evidentemente, le parole del Ministro della giustizia Carlo Nordio, che il 20 maggio aveva dichiarato 'ultimamente su questo l'attività del Parlamento è lenta rispetto a quella della Corte costituzionale, che in questo senso sembra essere più realistica e sembra camminare in modo più veloce e anche in modo più pragmatico nel confronto col Parlamento' - commenta Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni e rappresentante legale dell'Associazione Soccorso Civile - Con Chiara, Felicetta e gli altri disobbedienti, nel pieno rispetto della sentenza della Consulta, qualunque sarà l'esito, siamo pronti ad affrontare le conseguenze della nostra azione, e continueremo fino al raggiungimento dell'obiettivo di ottenere il pieno riconoscimento del diritto all'autodeterminazione alla fine della vita". 

Leggi l'articolo completo su ANSA.it