Cronaca

Barche strappate al crimine in mare per la legalità

Rimesse a nuovo dalla Lega Navale e dedicate alle vittime della mafia

Barche strappate al crimine salpano nel nome della legalità

Redazione Ansa

Traffico di migranti, droga, armi.

Le otto barche a vela sottratte alla criminalità organizzata e rimesse a nuovo dalla Lega Navale Italiana (Lni) da oggi navigheranno i mari della legalità lasciandosi "a poppa" quel passato fatto di attività illecite.

Dedicate ad alcune vittime della mafia e del terrorismo, hanno preso simbolicamente il largo dal porto turistico di Roma, a Ostia, dando il via alla campagna della Lni, "Mare di Legalità", davanti agli occhi del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ad accoglierlo, poco prima, i bambini della Lega Navale di Ostia con le piccole bandierine italiane tra le mani. Poi è toccato agli studenti più grandi leggere dal palco le storie delle vittime di mafia a cui sarebbero state intitolate le barche, una di queste proprio al fratello del Capo dello Stato. Magistrati, forze dell'ordine, politici, giornalisti, sindacalisti, "la loro storia verrà raccontata nelle scuole e nei porti, per un anno e mezzo in giro per l'Italia", come spiegato dal presidente della Lega Navale Italiana, Donato Marzano.

Il sindacalista Placido Rizzotto; il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa; i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino; il giornalista Pippo Fava; il politico Piersanti Mattarella; il giornalista Peppino Impastato; l'ufficiale del Corpo delle Capitanerie di Porto-Guardia Costiera, Natale De Grazia; la magistrata Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. Sono i nomi delle vittime a cui sono state dedicate le imbarcazioni, otto delle 25 che saranno impiegate nel programma. Al centro delle attività della campagna Lni, oltre alla legalità, anche la promozione del mare e dei nove principali valori della Lega Navale italiana: dall'accoglienza alla sostenibilità.

"La barca diventa il simbolo proiettando in mare e dal mare, nei porti e nelle comunità, la storia di quei servitori dello Stato che hanno combattuto, perfettamente consapevoli dei rischi che correvano, il terrorismo e le mafie e che alla fine hanno sconfitto con il loro esempio", ha spiegato Marzano. La speranza di Alfredo Morvillo, fratello della magistrata Francesca Morvillo, è che "queste morti non siano state inutili ma costituiscano la premessa per superare un giorno il problema della mafia".

Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, presente anche lui all'evento, ha ricordato poi come da "una situazione critica come l'attività illegale delle organizzazioni criminali" possa nascere "un'opportunità". Con questo spirito, con l'effigie delle vittime della mafia stampate sulla vele sugli stralli di prua, le imbarcazioni hanno lasciato simbolicamente il porto romano, pronte ad affrontare un nuovo vento all'insegna della legalità, dopo il saluto degli equipaggi. 
   

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