Un carcere incompatibile con il suo stato attuale di prostrazione. Per questo Giacomo Bozzoli è stato trasferito dal carcere bresciano di Canton Mombello a quello milanese di Bollate. In quel penitenziario nel quale lui aveva annunciato di volersi costituire nelle 48 ore successive alla condanna definitiva all'ergastolo del primo luglio. Una promessa risultata poi un depistaggio. Bozzoli arriva a Bollate dunque con una settimana di ritardo e dopo una notte trascorsa da sorvegliato a vista a Canton Mombello, il carcere più sovraffollato d'Italia.
La scelta della Sorveglianza a vista - con un agente fisso che lo ha controllato tutta notte - sarebbe stata dettata per il pericolo che potesse compiere atti autolesionistici per lo sconforto che ha espresso al suo ingresso nel carcere bresciano. Quando dal cassone di un letto matrimoniale, in cui lo hanno trovato nascosto i carabinieri nella sua casa di Soiano (Brescia), è passato ad una cella singola.
Con il passare delle ore intanto si chiarisce come sia arrivata la svolta nella caccia all'uomo. Alle 5.30 di giovedì infatti uno dei sistemi di captazione installato dagli inquirenti ha rilevato un segnale che ha fatto capire che il fuggitivo era in provincia di Brescia, arrivato con un'auto a noleggio.
A quel punto i militari hanno messo sotto sorveglianza tutte le proprietà della famiglia: le case di Brescia, Soiano del Lago e Marcheno ma anche le diverse fabbriche. Così come è stata ulteriormente rafforzata la sorveglianza sui familiari.
Nel primo pomeriggio poi è arrivato l'indizio decisivo. Una delle telecamere della casa di Soiano del Lago, quella in cui Giacomo Bozzoli viveva con la compagna e il figlio fino a prima della latitanza, ha rimandato un segnale anomalo che è stato interpretato come la conferma che il latitante si trovasse all'interno. I carabinieri hanno fatto irruzione ed è scattata l'approfondita perquisizione che ha portato ad individuare il fuggiasco nel cassone del letto matrimoniale. Da capire se i 50mila euro che aveva in un borsello fosse il denaro rimasto dalla fuga tra Francia e Spagna o fosse invece il nuovo carico per un secondo viaggio.
Bozzoli si stava organizzando per rivedere il figlio di nove anni che aveva salutato, con la compagna, il primo luglio a Marbella. "Ma tra lui e la donna in questi giorni non ci sono stati contatti", assicurano gli inquirenti. In questo caso che si trascina oramai da nove anni non manca poi un nuovo colpo di scena. Bozzoli, proclamandosi innocente, ha infatti detto di avere un testimone austriaco che lo scagionerebbe dall'accusa di aver ucciso lo zio Mario gettandolo nel forno della fonderia di famiglia a Marcheno l'8ottobre 2015. Lo ha riferito al procuratore capo Francesco Prete, annunciando anche di avergli inviato una lettera - in copia anche al procuratore generale Guido Rispoli e al presidente della prima sezione penale Roberto Spanò, il primo giudice che lo ha condannato - che però nessuno ha ancora ricevuto. Bozzoli ha anche chiesto del figlio informandosi sulle procedure per incontrarlo subito.
Nel frattempo il 39enne bresciano la prossima settimana sarà interrogato nel carcere di Bollate nell'ambito dell'inchiesta aperta contro ignoti per procurata inosservanza della pena. Non è escluso che venga sentito come testimone e quindi senza la presenza dei suoi legali. Dovrà chiarire gli aspetti ancora poco chiari della sua latitanza. Conclusa nel cassone di un letto matrimoniale nella sua villa sul lago di Garda.
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