Cronaca

Venezia, arrestato per corruzione l'assessore Boraso. Indagato il sindaco Brugnaro

Nell'inchiesta sono coinvolte 18 persone, a vario titolo

Redazione Ansa

Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, è indagato nell'ambito dell'indagine che ha portato oggi all'arresto, tra gli altri, dell'assessore comunale alla Mobilità, Renato Boraso. Oltre a Brugnaro, sono indagati anche il capo di Gabinetto del sindaco e direttore generale del Comune, Morris Ceron, il vicecapo di Gabinetto, Derek Donadini. La vicenda che coinvolge Brugnaro riguarderebbe le trattative di vendita all'imprenditore Chiat Kwong Ching, di Singapore, dell'area dei "Pili" che si affaccia sulla laguna di Venezia. Gli accertamenti riguardano il blind trust che gestisce il patrimonio di Brugnaro.

L'abitazione di Boraso è stata inoltre sottoposta a perquisizione. Nell'inchiesta sono coinvolte 18 persone, a vario titolo, e le misure cautelari eseguite sono una decina.  

"Sono esterrefatto! In cuor mio ed in coscienza, so di aver sempre svolto e di continuare a svolgere l'incarico di sindaco come un servizio alla comunità, gratuitamente, anteponendo sempre gli interessi pubblici". Lo afferma in una nota il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, "a seguito - spiega - della ricezione di un avviso di garanzia". E nel merito dell'indagine aggiunge: "L'ipotesi che io abbia potuto agire sui Pili per portare vantaggi in termini di edificabilità e/o varianti urbanistiche è totalmente infondata. Com'è noto, ed ho spiegato pubblicamente, quella è un'area già edificabile da prima della mia amministrazione". Sempre riferito alla vicenda dell'area dei Pili, Brugnaro sottolinea di non aver "mai ho pensato, né messo in atto, alcuna azione amministrativa per un cambiamento delle cubature". "Stessa cosa - conclude - riguardo la vendita di Palazzo Papadopoli (altra operazione nell'indagine della Gdf, ndr) che mi risulta alienato secondo una procedura trasparente dal punto di vista amministrativo. Ovviamente, sono e resto a disposizione della magistratura per chiarire tutte queste questioni".

Corruzione e riciclaggio, le accuse a Boraso

Corruzione, riciclaggio e falsa fatturazione. Sono questi i reati contestati all'assessore Boraso nell'ambito di un'indagine nata nel 2021 sulla scorta di un esposto relativo all'uso di alcuni terreni della periferia di Venezia.

Secondo quanto riferito dal procuratore capo Bruno Cherchi, dopo la segnalazione le indagini sono scattate nel 2022, mentre l'attività delittuosa sarebbe proseguita fino ad oggi nonostante Boraso fosse venuto a conoscenza degli accertamenti in corso.

"Abbiamo iniziato con le intercettazioni - ha detto Cherchi - per poi passare ai riscontri documentali grazie all'attività della Guardia di finanza, alla quale è stata affidata l'indagine. Stamane con ordinanza del Gip abbiamo dato il via alle misure cautelari e alle perquisizioni in abitazioni ed uffici perché eravamo a conoscenza, attraverso le intercettazioni, che Boraso stava distruggendo i documenti".

Il capo della Procura lagunare ha poi specificato che Boraso "si era messo a disposizione, da assessore ma con le sue svariate società, per attività che nulla avevano a che fare con la pubblica amministrazione, facendosi pagare con fatture per prestazioni inesistenti in modo ripetuto; interveniva su appalti e servizi e modificando piani comunali a favore di diversi imprenditori, che poi lo pagavano".

Nel corso dell'operazione di stamane sono stati impegnati 200 militari della Gdf e sono stati sequestrati preventivamente e per equivalente oltre 2 milioni di euro alle società di Boraso e alle imprese coinvolte.

Cos'è l'area del 'Pili' al centro dell'indagine

L'area dei Pili, all'imbocco del ponte translagunare Mestre- Venezia, è una zona di laguna fortemente inquinata dalle lavorazioni di Marghera che fu acquistata da Brugnaro (all'epoca non ancora in politica) nel 2006, per circa 5 milioni di euro. Fu il solo partecipante all'asta del Demanio. Successivamente però, con Brugnaro già sindaco, la zona dei Pili è tornata al centro dell'attenzione perché individuata nel nuovo Piano comunale urbano di Mobilità Sostenibile come potenziale insediamento di un terminal intermodale e del nuovo palazzetto dello sport. Progetti che ne hanno aumentato esponenzialmente il valore.

La società è ora controllata da 'Porta di Venezia', che fa sempre capo a Brugnaro, ma che, assieme a tutte le altre aziende e partecipazioni del sindaco (dalla Umana, alla Reyer), è in mano dal 2017 ad un blind trust di diritto newyorkese cui l'imprenditore ha trasferito il patrimonio, una volta eletto a Ca' Farsetti. Proprio sui meccanismi del blind trust starebbe indagando adesso la Guardia di Finanza. E' questo inoltre il capitolo sul quale in questi anni hanno insistito le opposizioni in Comune per accusare Brugnaro di un conflitto d'interessi, per il doppio ruolo di imprenditore e sindaco. A questo filone ha dedicato recentemente una puntata anche la trasmissione di Rai3 'Report', parlando di una trattativa, poi sfumata, di Brugnaro con l'imprenditore Chiat Kwong Ching, di Singapore, per la vendita dei 'Pili'.

Due in carcere e 7 ai domiciliari

Sono due le ordinanze di custodia cautelare in carcere e sette quelle agli arresti domiciliari eseguite stamani dalla Guardia di Finanza di Venezia nell'ambito dell'indagine su appalti e pubblica amministrazione, che ha portato all'arresto dell'assessore comunale alla mobilità Renato Boraso. Oltre a Boraso, in carcere è finito un imprenditore edile, Fabrizio Ormenese; ai domiciliari figurano funzionari comunali e di partecipate pubbliche, tra cui l'azienda dei trasporti comunale Actv. Per altri sei indagati è stata disposta l'interdizione per 12 mesi dai pubblici uffici. In tutto gli indagati sono 18, e vi figurano il direttore generale dell'Actv, Giovanni Seno, e il responsabile del settore appalti, Fabio Cacco.

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