Cronaca

Martina e gli altri, 'in vita con l'aiuto altrui, basta'

All'Associazione Coscioni almeno una dozzina le richieste

Martina Oppelli

Redazione Ansa

Sono diverse le persone che hanno chiesto ma non ottenuto il via libera per accedere al suicidio assistito in Italia: si tratta di pazienti dipendenti totalmente dall'assistenza di altre persone per sopravvivere e che chiedono comunque di porre fine alle proprie sofferenze. Le richieste arrivano alle autorità sanitarie locali attraverso iniziative intraprese privatamente o tramite associazioni come la 'Luca Coscioni' che prende il nome dell'attivista e politico morto nel 2006 e affetto dalla sclerosi laterale amiotrofica, il quale è stato tra i primi nel Paese a battersi per i diritti sul fine vita.

 

L'associazione al momento sta trattando una dozzina di richieste. Tra queste c'è Laura Santi, 49enne umbra, affetta da sclerosi multipla, che è in attesa di un provvedimento definitivo della Ausl Umbria che indichi se la donna sia in possesso dei requisiti per l'accesso al suicidio assistito in Italia. Martina Oppelli, 49 anni di Trieste, tetraplegica, affetta da sclerosi multipla, aveva diffidato l'azienda sanitaria universitaria dopo il diniego ottenuto nel 2024. Ora il tribunale di Trieste ha affermato il diritto della 49enne a ricevere, dall'Asl, una rivalutazione delle sue condizioni.


    L'autorità sanitaria locale ha da oggi 30 giorni per le verifiche, poi dovrà pagare cinquecento euro a Martina per ogni giorno di ritardo oltre alle spese di giudizio.
   

Poi c'è Elena, "una paziente affetta da un cancro in fase molto avanzato". Le dieci nuove richieste alle Asl, annunciate dall'associazione Luca Coscioni, riguardano quattro persone in Toscana, due in Lombardia, due in Friuli e due in Veneto.


    C'è anche chi è morto in attesa di ricevere l'assenso al suicidio assistito oppure ha deciso, dopo il diniego, di togliersi la vita via dall'Italia. Nel 2022 Fabio Ridolfi, 46enne di Fermignano, da 18 anni immobilizzato a letto per una patologia irreversibile, aveva fatto richiesta per poter accedere al suicidio assistito ma dopo una serie di ritardi denunciati, e in mancanza di risposte, optò per la sedazione profonda ed è infine morì.

Nel 2021, Daniela, pugliese di 37 anni, affetta da un tumore al pancreas senza possibilità di cura, aveva inoltrato la richiesta di accesso alla 'morte volontaria assistita', alla Asl della regione di residenza (Lazio) e a quella di domicilio (Puglia). Dopo mesi di attese e il primo diniego, la 37enne si è aggravò e morì. Due giorni dopo il suo decesso, la Asl pugliese comunicò l'inizio delle visite per la valutazione delle sue condizioni. Sibilla Barbieri, 58 anni, paziente oncologica, aveva ricevuto nel 2023 un diniego da parte della propria Asl alla richiesta di accesso al suicidio medicalmente assistito, perché non sarebbe stato presente il requisito del trattamento di sostegno vitale. Visto il progressivo peggioramento delle sue condizioni decise di autosomministrarsi il farmaco letale in Svizzera. 
   

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