Cronaca

Cambio telefoni, anti-trojan, il guardia e ladri a Venezia

Le accuse a Brugnaro, 'un sistematico perseguimento interessi privati'

Redazione Ansa

Cambi di telefono, soffiate (anche da un militare infedele) sulle intercettazioni in corso, sistemi anti-trojan, tecnologie anti-infiltrazione, oppure incontri rigorosamente faccia a faccia, di persona, lasciando i cellulari fuori della porta. Ricorda film d'antan alla 'guardie e ladri', però sul filo della più moderna tecnologia, il racconto che si ritrova nelle pagine dell'inchiesta veneziana sulla corruzione. Sono i pm Roberto Terzo e Federica Baccaglini ad elencare il poderoso lavoro di intercettazione fatto dalla polizia giudiziaria per ricostruire gli intrecci all'ombra del campanile di San Marco. 

Video Inaugurato il ponte votivo per il Redentore, Brugnaro contestato

Un'attività che, alla fine, ha premiato la perseveranza e la qualità investigativa della Guardia di Finanza. Nella richiesta di misure cautelari, infatti, compare ad un certo punto il capitolo "Le difficoltà nell'attività intercettiva". Si spiega così come per alcuni indagati l'intercettazione telematica con captatore informatico abbia "avuto successo": uno è l'assessore Renato Boraso (arrestato nell'inchiesta), un'altra è la dirigente Bolognini.

Al contrario, per altri indagati nei confronti dei quali è stata disposta l'attività di intercettazione - si tratta di Derek Donadini e Morris Ceron, capo di gabinetto e vice capo di gabinetto del Comune, questa "non ha avuto successo, essendosi fatti dotare dalla società comunale di servizi Venis di apparti di ultima generazione non infiltrabili". Anche Boraso, "decide da ultimo di dismettere il suo apparato, richiedendo alla Venis di essere dotato di un apparto analogo a quelli in uso a Ceron e Donadini". Una decisione, il cambio di telefono, che l'assessore assume "dopo ripetuti avvisi ricevuti da persone diverse (tra cui anche un militare infedele) e dallo stesso sindaco Brugnaro", che lo avvisano di essere sottoposto ad indagini.

Il trojan è una sorta di microspia che una volta installata consente di controllare lo smartphone di una persona da remoto, utilizzandone microfono e telecamera. Il telefono diventa così una sorta di 'ambientale' portatile. Un dato che non tarda ad essere compreso dagli indagati, che iniziano a prestare molta più attenzione per i loro incontri: "Ci vediamo di persona?", "dimmi il posto e ti raggiungo". E tutti senza telefonino in tasca.

   

I pm a Brugnaro: "Un sistematico perseguimento di interessi privati"

Il blind trust che gestisce le aziende di Luigi Bugnaro durante la sua carica di sindaco "è inefficace", perché "è evidente come Brugnaro non abbia in realtà dismesso la propria partecipazione" alle società. Il fondo cieco, inoltre, è in mano ai "fedelissimi" del sindaco, ovvero alti funzionari del Comune "persone che svolgono tuttora l'incarico di amministratori del reticolato di società" del primo cittadino.

Sono alcune delle accuse che la Procura di Venezia - si legge nelle carte di richiesta delle misure dei Pm - rivolge a Brugnaro. "Un sistematico perseguimento di interessi personali" scrivono nelle 940 pagine i magistrati.

"L'interesse per il proficuo utilizzo dell'area dei Pili (41 ettari di zona lagunare inquinata, ndr) non è mai cessato. Si può anzi affermare, anche alla luce delle attività di intercettazione, che la messa a profitto dell'area dei Pili costituisce, permanentemente, un cruccio per il sindaco", scrivono i pm di Venezia nelle carte. Quanto al fatto che il sindaco e i suoi collaboratori Ceron e Donadini figurino solo come indagati, viene osservato che il reato ascritto per la vendita di Palazzo Papadopoli risale al 2016, e "il decorso di oltre sei anni dai fatti rende inattuali le esigenze cautelari".

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