(ANSA) - LODI, 22 LUG - "Ho sentito gridare aiuto e ho visto
il ragazzino che si sbracciava. Ho capito che non c'era tempo
per riflettere. Mi sono buttato nel fiume, ho nuotato
controcorrente. La corrente del fiume era veramente forte, ma
non c'erano alternative, il ragazzino era stremato e stava
perdendo le forze. L'ho abbracciato e tenendolo stretto sono
riuscito a portarlo sulla riva opposta. Assicurandomi poi che
stesse bene facendolo parlare e camminare per un po'". Il
racconto è di Federico Vanelli, nuotatore nelle Fiamme Oro della
Polizia di Stato che spiega i momenti concitati in cui sabato
pomeriggio è riuscito a salvare la vita a un dodicenne che stava
annegando nel fiume Adda, a Lodi.
Non avrebbe dovuto essere lì in riva al fiume, spiega
Vannelli, medaglia di bronzo nella 5 km a squadre ai Mondiali di
Budapest del 2017. Ma degli amici hanno insistito perché
arrivasse anche lui a trascorrere un pomeriggio di relax in riva
al fiume.
Ma quando ha visto quel ragazzino in difficoltà, l'ex
campione azzurro non ha esitato un attimo a gettarsi in acqua,
nonostante fosse ben conscio dei pericoli che riservano i
mulinelli che ogni anno strappano vite nell'Adda.
"Questo episodio - conclude Vanelli - ha davvero dato un
senso in più a tutta la mia carriera sportiva. Il momento più
duro? È stato quando, dopo aver riportato a riva il ragazzino,
carico di adrenalina, ho scelto di tornare a nuoto sulla sponda
dalla quale mi ero buttato, quella opposta. In quel momento ho
accusato tutta la stanchezza". (ANSA).
Campione di nuoto salva un dodicenne nel fiume Adda a Lodi
Il racconto di Vanelli: 'Non c'era tempo per riflettere'