(ANSA) - CAGLIARI, 03 AGO - La Sardegna meridionale beneficia
di qualche acquazzone mattutino di agosto, ma è un pannicello
caldo di fronte alla grande sete della Sardegna. Oggi
certificata nuovamente dai desolanti numeri dei coefficienti di
riempimento degli invasi artificiali che danno acqua alle
campagne e alle case dell'Isola.
La crisi idrica è conclamata nelle campagne ma a preoccupare,
in assenza di precipitazioni, è l'autunno. Le piogge arrivano
sempre più tardi e le restrizioni, se continuerà a non piovere,
potrebbero non riguardare più solo le aziende agrozootecniche ma
anche le utenze residenziali. Qualche comune è già corso ai
ripari cercando pozzi di acqua sotterranea e prevedendo
l'installazione di dissalatori.
La sete si fa sentire di più nel Sulcis (35%), ma, a parte
l'invaso del Liscia in Gallura al 64% e il distretto del Tirso
(al 75.4%), anche tutte le altre dighe devono fare i conti con
la poca acqua invasata: dall'Ogliastra alla Baronia, sino al
nord Sardegna. Quest'anno non si salva neppure la zona
idrografica del Flumendosa-Campidano-Cixerri dove c'è solo il
35.7% di acqua.
Da considerare poi che potrebbero aumentare i costi per la
depurazione: pescando dal fondo dei bacini l'acqua va trattata
con più cura e questo fa lievitare i costi per il gestore
idrico, che si riverberano poi nella tariffa ai clienti finali.
(ANSA).
Siccità: in Sardegna invasi al 50%, preoccupa l'autunno 2024
Nel luglio 2023 nei bacini artificiali c'era il 71% di acqua