Cronaca

Il giallo di Sharon, dopo due settimane tutte le piste aperte

Analisi sulle telecamere, sui vestiti si cerca il Dna del killer

Un momento dei funerali di Sharon Verzeni

Redazione Ansa

Due settimane e ancora nessuna risposta: Sharon Verzeni veniva uccisa dieci minuti prima dell'1 della notte tra lunedì 29 e martedì 30 luglio scorsi, esattamente due settimane fa, mentre passeggiava in via Castegnate a Terno d'Isola, il paese di ottomila abitanti della Bergamasca dove si era trasferita tre anni fa con il compagno Sergio Ruocco. A distanza di quindici giorni non solo l'assassino non ha ancora un volto ma, dal poco che trapela, gli inquirenti non hanno ancora inquadrato neppure l'ambito dell'omicidio.


    Ovvero se il delitto sia maturato nell'ambito delle conoscenze di Sharon - di professione barista da un anno - o se sia stato opera di uno squilibrato che ha agito per caso. La profondità e la violenza delle quattro coltellate inferte (tre delle quali mortali) farebbero ipotizzare per la prima ipotesi, ovvero per un accanimento mirato verso la trentatreenne, mentre l'assoluta assenza di ombre nella vita della donna farebbe propendere per l'azione sconsiderata di uno sconosciuto.
    A nulla per ora sono servite le visioni delle immagini di una cinquantina di telecamere pubbliche e private, a Terno e dintorni, acquisite dai carabinieri di Bergamo e al vaglio del Ros: nelle oltre cento ore di immagini (un'ora prima e un'ora dopo il delitto per ciascun apparecchio di ripresa) non sarebbero emersi elementi utili per risalire all'assassino. Per questo si pensa che chi ha agito non l'avrebbe fatto a caso, pianificando una via di fuga non coperta dalle telecamere.
    L'alternativa è che il killer sia stato davvero molto fortunato nell'allontanarsi da via Castegnate, all'altezza del civico 32, dove ha lasciato a terra Sharon, dandole solo il tempo di chiamare il 112 e chiedere aiuto.
    Anche le prime persone che l'hanno soccorsa - due automobilisti e una residente - non avrebbero visto persone sospette e pure le testimonianze di auto che sgommavano o grida d'aiuto non avrebbero portato ad alcuna pista utile. L'altro fronte delle indagini è quello scientifico, affidato ai carabinieri del Ris di Parma, cui i colleghi di Bergamo e Zogno hanno inviato i vestiti che Sharon indossava quando è stata uccisa, qualche campione prelevato durante l'autopsia - per esempio sotto le unghie - e alcuni coltelli recuperati non distante dal luogo del delitto, alla ricerca dell'arma che ha ucciso la giovane. La speranza di chi indaga - i carabinieri sono coordinati dal sostituto procuratore Emanuele Marchisio - è che l'assassino abbia lasciato una sua traccia genetica sulla vittima e che in qualche modo il suo Dna possa servire a risalire alla sua identità.
    Il timore degli abitanti, se il killer ha agito a caso e se non voleva uccidere Sharon per qualche motivo, è che in giro a Terno e, in generale, nella zona dell'Isola bergamasca - così chiamata perché compresa tra i fiumi Adda e Brembo - ci sia un assassino efferato, capace di colpire una donna che passeggia con quattro fendenti netti e feroci e non essere identificato a distanza di due settimane. (ANSA).
   

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