È una delle tante, difficili, battaglie di Venezia quella contro l'invasione della plastica, conseguenza diretta delle folle di turisti in città. Con i mesi estivi, soprattutto, il capoluogo sulla laguna assiste all'aumento esponenziale di contenitori e bottigliette in plastica lasciati nei cestini del centro storico, che già a metà mattinata traboccano.
E non è un problema di raccolta: il servizio di nettezza urbana garantito da Veritas, società partecipata del Comune, funziona efficacemente. E' un problema di 'numeri' e di tempi nei quali i rifiuti si accumulano: uno studio effettuato prima della pandemia del Covid aveva calcolato in 15 minuti il tempo necessario perché un cestino, posizionato tra piazzetta San Marco e il molo omonimo si saturasse di bottigliette e lattine durante l'alta stagione turistica.
Impossibile una raccolta entro quel limite temporale.
Ecco spiegate perciò le immagini di apparente degrado dei cestini nell'area marciana, stracolmi di bottigliette e lattine, tanto da finire anche sul selciato. A fare il resto, inoltre, c'è la maleducazione di qualche turista che ancora oggi abbandona bottiglie o contenitori di cibo da asporto negli angoli più nascosti, dove restano per giorni prima di essere scovati e rimossi. In passato Venezia aveva lanciato anche campagne per suggerire ai suoi visitatori di munirsi di borracce di metallo, ricaricabili nelle fontanelle pubbliche, anzichè di bottigliette d'acqua. Appello che pare non aver prodotto risultati.
La conformazione urbana di Venezia rende quasi impossibile l'idea di mettere in città le campane per la differenziata.
Questa attività, la separazione tra materiali diversi ai fini del riciclo, viene fatta da Veritas con i macchinari degli eco centri di Fusina, che lavorano a pieno regime per riconoscere e stoccare la plastica, in attesa del conferimento e riutilizzo.
La stessa società ha calcolato che nel 2023 sono state raccolte in centro storico e isole oltre 8.300 tonnellate tra vetro, plastica e lattine, derivanti da raccolta differenziata e non.
Un lavoro enorme, il cui costo ricade sui pochi residenti di Venezia (c'è una stima inferiore ai 50mila, però contestata dall'amministrazione di Ca' Farsetti) e sulle attività legate all'industria turistica.