(ANSA) - MILANO, 23 SET - La Corte d'Appello di Milano ha
confermato che Stefano Binda, che fu assolto in via definitiva
dall'accusa di avere ucciso nel 1987, nel Varesotto, Lidia
Macchi, studentessa di 21 anni e sua ex compagna di liceo, ha
diritto ad un indennizzo da parte dello Stato, come "riparazione
per l'ingiusta detenzione" per essere stato per tre anni e mezzo
in carcere, tra il 2016 e il 2019. Indennizzo che è stato
quantificato in circa 212mila euro.
I giudici milanesi - dopo che una precedente sentenza, sempre
della Corte d'Appello, di risarcimento da circa 300mila euro era
stata annullata con rinvio dalla Cassazione - hanno ora
abbassato la cifra di un terzo circa rispetto alla prima
decisione. La Corte, infatti, ha attribuito a Binda una "colpa
lieve" nella sua condotta processuale.
La Procura generale di Milano aveva sempre sostenuto che "con
i suoi silenzi" Binda avrebbe "contribuito all'errore sulla sua
carcerazione" e che "la condotta mendace" negli interrogatori fu
una "condotta fortemente equivoca". E sosteneva, dunque, che non
avesse diritto ad indennizzi.
Per la difesa, coi legali Sergio Martelli e Patrizia
Esposito, invece, il 55enne ha sempre ribadito che lui non
c'entrava con l'omicidio e che era in vacanza in quei giorni e
dei testimoni l'hanno confermato. L'omicidio Macchi resta un
caso irrisolto. (ANSA).
Omicidio Macchi: giudici, lo Stato versi a Binda 212mila euro
Sentenza per ingiusta detenzione.Cifra ridotta per 'colpa lieve'