"Era rimasto in piedi, non ho visto sangue, non pensavo di averlo ucciso". Manuel Mastrapasqua, invece, stava per morire, colpito da una coltellata al petto che non gli aveva lasciato scampo per strada, la notte fra giovedì e venerdì scorsi, a Rozzano, alla periferia di Milano.
Rezza, figlio unico, con un passato problematico, fatto di aggressioni sui Navigli, piccoli furti e che non è andato oltre la terza media, "mollando dopo due anni di superiori", la sua confessione, in estrema sintesi, l'aveva già fatta davanti agli agenti della Polfer di Alessandria che l'avevano visto vagare stralunato sui binari. La sua intenzione era quella di andare in Francia, ma allo stesso tempo era indeciso se costituirsi. Così era rimasto sulla banchina. "Va tutto bene? gli avevano chiesto gli agenti? e lui, in tutto risposta: "Devo confessare un omicidio, a Rozzano". E' stato quindi preso in consegna dai carabinieri di Milano, che già l'avevano individuato nelle immagini delle telecamere di sorveglianza con in mano un coltello, e che l'hanno interrogato con il pm Maria Letizia Mocciaro e l'assistenza dell'avvocato Maurizio Ferrari. Una confessione piena. Era uscito di casa quella notte per fare una passeggiata e, ha raccontato, aveva portato con sé un coltello a serramanico per difendersi da eventuali brutti incontri nel paese che è storicamente problematico in termini di sicurezza.
Nel suo vagare ha visto Mastrapasqua, vicino alla fermata dell'autobus 15. "Dammi qualcosa, dei soldi" ha detto al magazziniere che stava tornando a casa dal suo turno di lavoro in un supermercato. L'uomo gli ha detto di no ed è a quel punto che Rezza gli ha strappato le cuffiette. Mastrapasqua avrebbe reagito e da qui la coltellata. "Non ho visto sangue, e lui era ancora in piedi, non credevo di averlo ucciso". L'ultima immagine di Mastropasqua vivo è delle 2.54.
A casa, Rezza ha raccontato il mattino dopo al padre di aver colpito un uomo ma non era stato stato subito creduto (secondo il suo legale il giovane ha dei problemi di salute da quando aveva 14 anni). Quando, però, si sono diffuse le notizie dell'omicidio, il padre l'ha accompagnato ad Alessandria dove la sua sconclusionata fuga è finita. Una scelta, quella del genitore, che ha scatenato la rabbia della madre di Manuel: "Doveva portarlo in caserma, non farlo scappare".
Nel pomeriggio prima del delitto, il ragazzo, che ha precedenti per piccoli reati, era stato col padre per altre vicende nello studio del suo legale. All'avvocato era apparso timoroso, col cappellino da baseball calato sugli occhi. Lo stesso visto nelle telecamere. Qualche ora dopo sarebbe diventato un assassino, incrociando Mastrapasqua lungo lo stesso marciapiede di via Romagna a Rozzano. Nel corso della perquisizione sono stati trovati gli stessi pantaloni individuati "addosso al soggetto ripreso con il coltello in mano che venivano quindi sequestrati". Ed è stato sequestrato anche un giubbotto di colore nero "apparentemente identificato in quello indossato la notte dell'11 ottobre".
E dal verbale di Daniele emerge un altro elemento: è stato suo padre a buttare le cuffie che il 19enne aveva preso a Manuel. "Dopo diversi inviti - si legge - il padre del giovane indicava ai militari operanti, il luogo dove lui stesso aveva gettato le cuffie con le quali il figlio era rientrato a casa la notte: le stesse sono palesemente quelle che erano appartenute alla vittima". E con una punta di amarezza il pm annota: "Le cuffie rinvenute, di marca Music sound, è opportuno dire che hanno un valore di soli €14, 00". (ANSA).
Il killer di Manuel, non credevo di averlo ucciso
'Era in piedi, Non c'era sangue'. Le cuffie buttate dal padre