Torna in libertà Giuseppe Corona, condannato a 15 anni e 2 mesi in appello considerato il "re delle scommesse" all'Ippodromo di Palermo. Avrebbe effettuato investimenti per le famiglie di Porta Nuova e di Resuttana, tra centri scommesse, Compro oro e persino la vendita di preziosi al monte dei pegni. E' accusato di riciclaggio e intestazione fittizia e sottoposto al carcere duro del 41 bis a Milano Opera. Lo scorso marzo, per lui sono scaduti i termini massimi di custodia cautelare, la terza sezione della Corte d'Appello, da cui si attende il deposito delle motivazioni della sentenza, ha accolto la richiesta degli avvocati di Corona, Giovanni La Bua e Antonio Turrisi. L'imputato, ristretto in regime di massima sicurezza, è tornato libero. E così resterà fino a conclusione del processo. Corona faceva il cassiere alla caffetteria Aurora di via Crispi, nel capoluogo siciliano, e il suo ruolo è emerso nel 2018 con l'operazione "Delirio" della guardia di finanza. In primo grado, nel 2022, gli erano stati inflitti 19 anni di reclusione.
"A pochi giorni dal gravissimo episodio che ha portato alla scarcerazione di nove boss trapanesi fedelissimi di Matteo Messina Denaro per decorrenza dei termini massimi, un altro pericoloso boss mafioso esce di carcere a causa delle lentezze dei tribunali. Dopo Nicola Accardo, Giuseppe Tilotta, Paolo Bongiorno, Calogero Guarino, Vincenzo La Cascia, Raffaele Urso, Andrea Valenti, Filippo Dell'Acqua e Antonino Triolo, anche Giuseppe Corona ha trovato la libertà perché sono decorsi i termini massimi di custodia cautelare e non è stata depositata nei tempi previsti la sentenza di condanna in appello a 15 anni e 2 mesi, pronunciata il 27 marzo scorso". È quanto dichiara in una nota Andrea Delmastro delle Vedove, Deputato di Fratelli d'Italia e Sottosegretario di Stato alla Giustizia. "Chiederò oggi stesso al Ministro Nordio di fare chiarezza su quanto avvenuto per accertare le responsabilità di questo fatto gravissimo. L'impegno contro la mafia deve riguardare tutti. Nessuno può esimersi dall'avvertire la tensione morale dell'impegno antimafia e tutti gli operatori della giustizia devono fare senza indugio il proprio dovere. La scarcerazione del reggente del mandamento di San Lorenzo mette a repentaglio i risultati faticosamente raggiunti dallo Stato nella dura lotta contro la serpe mafiosa. È necessario approfondire cosa sta accadendo per capire come sia potuto succedere e perché episodi del genere non si verifichino mai più".
"Desta preoccupazione e sgomento la scarcerazione per decorrenza dei termini di diversi mafiosi a Palermo, alcuni dei quali sottoposti al 41bis e legati alla figura di Matteo Messina Denaro. Questa è una decisione che mette a repentaglio il brillante lavoro fatto in questi anni dagli inquirenti e dalle forze dell'ordine nella lotta alla mafia e alla criminalità organizzata. personaggi che hanno seminato paura e distruzione, liberi di tornare in quelle terre dove hanno rubato speranza e futuro. 'Nessun mafioso è mai libero'; e noi continueremo a contrastare la #mafia con tutte le nostre forze". Lo afferma su X la presidente della commissione Antimafia, Chiara Colosimo.
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