(ANSA) - RAVENNA, 01 NOV - Gli inquirenti pensavano a un
suicidio quando all'alba del 25 luglio 2019 lo trovarono
impiccato nella storica macelleria di Faenza (Ravenna) della
quale era contitolare. E invece nelle carte del Tribunale di
Ravenna, la morte del 64enne Domenico Montanari si è ora
trasformata in un omicidio in concorso.
All'inizio il caso era stato inquadrato come il gesto estremo
di un negoziante finito nella morsa dello strozzinaggio: tanto
che l'ex vigile urbano - che gli aveva prestato soldi con
interessi da capogiro - era stato condannato per morte come
conseguenza di altro reato, l'usura appunto. L'ipotesi omicidio
aveva preso corpo più di recente quando nel carcere di Ferrara
un compagno di cella di Vagimigli - un pregiudicato anche per
reati di stampo mafioso - aveva a suo dire ricevuto confidenze
dal 55enne proprio sul possibile omicidio del macellaio
faentino. Tanti particolari quelli poi riferiti in Procura: come
il tipo di cordino usato (di nylon), il tipo di azione imbastita
(il 55enne che dà appuntamento al 64enne nel suo negozio e poi
tre complici che arrivano da dietro e lo immobilizzato
rapidamente) e il movente (il macellaio, stufo di pagare, voleva
denunciare).
Per la Procura tuttavia esistevano scenari alternativi:
ovvero il pregiudicato poteva avere parlato solo per avere
benefici con il Tribunale della Sorveglianza. O Valgimigli
poteva avere millantato per accreditarsi con un delinquente di
rango. Da qui la richiesta di archiviare. Ma per il Gip, le
confidenze sono credibili tanto che hanno restituito particolari
mai usciti sulla stampa. E poi la scena del crimine presentava
dettagli inquietanti: la luce era spenta, il telefonino era in
ricarica (azione non compatibile con uno che voglia togliersi la
vita) e il macellaio toccava con i piedi per terra. (ANSA).
Macellaio morto impiccato, per il Gip fu un omicidio
Ordinata l'imputazione per due uomini a Ravenna