Cronaca

L'azzurra Daisy Osakue: 'Accusata di furto solo perché nera'

La discobola azzurra faceva acquisti in un negozio a Torino: "Hanno fermato solo me"

Redazione Ansa

"Colpa, mia avrei potuto restare a casa, invece sono uscita perché c'era bella gente, c'era il sole e mi serviva un adattatore nuovo, perché ho preso il cellulare nuovo. C'era tantissima gente e hanno fermato proprio me, solo me, bloccata all'improvviso come se stessi rubando tutto il negozio. Mi dà fastidio, molto fastidio".

Torna a parlare di razzismo, raccontando un episodio avvenuto a Torino, Daisy Osakue, la discobola italiana di origine nigeriana della nazionale azzurra, che vive nel Torinese, a Moncalieri. Osakue in passato aveva già denunciato di essere stata vittima di discriminazioni, in particolare nel 2018, colpita dal lancio di un uovo in strada, proprio nella sua Moncalieri.

La vicenda del negozio, che l'atleta racconta di avere vissuto ieri, emerge da siti online di quotidiani che diffondono un video di Instagram, in cui afferma: "Sono stata fermata a Torino in un negozio Apple, mentre scendevo dal primo piano al piano terra. All'improvviso mi sento qualcuno che si avvicina e mi dice che devo pagare - racconta -. Ha una pettorina arancione, è uno della sicurezza".

Osakue allora chiede: "In che senso? Sto andando giù, dopo che ho guardato quello che mi serve, pagherò giù". "Sto facendo il mio lavoro" è la risposta che la sportiva riferisce di avere ricevuto dall'uomo.

"Siamo seri, guardiamoci - è quanto l'atleta ha ribattuto - hai bloccato me e non altra gente perché?" e ha aperto il portafoglio, mostrando il tesserino delle Fiamme Gialle: "Hai bloccato l'unico militare di colore e hai fermato me perché credevi che stessi rubando", dice mentre poi racconta che una delle ragazze del piano di sopra si è avvicinata per chiedere se ci fosse bisogno di aiuto.

Quanto al passato, nel 2018, a fine luglio, Osakue fu raggiunta da un lancio di uova da un'auto in corsa, proprio nel paese dove vive, e riportò una lesione a un occhio, che mise a rischio la sua partecipazione agli Europei d'inizio agosto. La procura indagò per lesioni e omissione di soccorso, senza però rilevare l'aggravante del razzismo. Nell'immediato si fecero avanti tre giovani di 19 anni, che spiegarono di aver agito "per goliardia" e finirono ai lavori socialmente utili.

L'atleta e il padre di lei nel frattempo fecero anche denuncia per le centinaia di messaggi con insulti razzisti comparsi sui profili social dell'atleta olimpionica in seguito all'episodio. Una denuncia archiviata a maggio 2021, perché, fatto salvo il carattere ritenuto oggettivamente diffamatorio dei messaggi, era risultato particolarmente difficile identificare con certezza gli autori.
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it