Cronaca

'Tonnellate di hashish', nuovo arresto per il capo ultrà Luca Lucci

E' già in carcere per l'inchiesta sulle Curve. Altre 8 misure

Redazione Ansa

Tre tonnellate di hashish, 255 chili di marijuana e 53 chili di cocaina. Il capo ultrà milanista Luca Lucci è stato destinatario di un'ulteriore ordinanza di custodia cautelare in carcere, insieme ad altri sette, nell'ambito di un'inchiesta su una presunta associazione dedita al traffico internazionale di droga tra il giugno del 2020 e il marzo del 2021.

Il sodalizio, a quanto emerso dalle indagini condotte dalla Squadra Mobile milanese e coordinate dai pm Leonardo Lesti e Rosario Ferracane, importava le sostanze in Italia provenienti prevalentemente dalla Spagna e dal Marocco, servendosi di elicotteri, autotrasportatori e di depositi anche all'estero.

Per il leader della Curva Sud si tratta della quarta ordinanza di custodia cautelare nel giro di poco più di due mesi e mezzo, dopo che a fine settembre era stato arrestato nel blitz della polizia e della Gdf sulle curve di San Siro, il 18 novembre per spaccio di droga su un maxi traffico con legami con cosche della 'Ndrangheta, e il 2 dicembre per il tentato omicidio dell'ultrà milanista Enzo Anghinelli. Proprio da un filone autonomo delle indagini su quest'ultimo episodio ha preso il via l'inchiesta della Dda milanese che ha portato agli arresti di oggi.

Oltre a Lucci, considerato il "capo, promotore e finanziatore" del sodalizio, soprannominato nelle chat su piattaforme criptate "belvaitalia", sono stati destinatari dell'ordinanza custodia cautelare firmata dal gip di Milano Fabrizio Filice anche altri ultrà milanisti coinvolti nell'inchiesta 'Doppia curva' dei pm Paolo Storari e Sara Ombra.

Tra questi, anche il nome di Daniele Cataldo (chiamato "nano"), ritenuto "diretto collaboratore" di Lucci nelle attività connesse all'esportazione e finito in carcere per il caso Anghinelli, oltre a quelli anche Antonio Rosario Trimboli ("malverde") e Rosario Calabria ("orso" o "orsetto"), a loro volta destinatari anche della prima ordinanza sul narcotraffico e ritenuti collaboratori in merito alla fase di vendita. Ancora irreperibile, invece, un albanese considerato ai vertici del sodalizio insieme a Lucci, che si faceva chiamare in chat "don boni" e che, dalla Spagna, gestiva il traffico "d'intesa" con il capo ultrà che invece si trovava in italia.

Indagata, inoltre anche la presunta contabile della curva rossonera, già ai domiciliari sempre per droga, Roberta Grassi. Lei, soprannominata "bionda" si sarebbe adoperata per "la riscossione del denaro". A portare investigatori e inquirenti all'arresto degli otto, proprio una "meticolosa analisi" delle comunicazioni intrattenute dagli indagati su "piattaforme criptate" e in particolare servendosi del sistema "SkyEcc". Contestualmente all'esecuzione della misura sono state svolte anche 13 perquisizioni a carico di altrettanti indagati.

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