Non solo bambini stranieri: la sentenza della Consulta che apre la porta alle adozioni da parte dei single è destinata ad avere applicazioni anche ai bimbi nati in Italia e che sono in condizione di abbandono.
E questa apertura potrebbe avere l'effetto ulteriore di far calare il ricorso alla maternità surrogata - ora punita con una sanzione penale - da parte delle coppie dello stesso sesso, visto che uno dei componenti potrebbe chiedere al tribunale di valutare la sua idoneità ad essere genitore.
A spiegare all'ANSA le ricadute della sentenza con cui la Consulta ha stabilito che anche chi non è sposato può diventare mamma o papà di un bambino straniero in stato di abbandono è il presidente emerito della Corte costituzionale Cesare Mirabelli.
E' una sentenza rivoluzionaria? "Direi che non è sconvolgente, ma si colloca complessivamente in un filone di progressivo ampliamento delle possibilità di adozione. Si consente a persone residenti in Italia che intendono adottare un minore straniero residente all'estero di manifestare la loro disponibilità e di essere valutate all'idoneità all'adozione. La novità è proprio questa: prevedere che possano manifestare la disponibilità ad adottare e chiedere la valutazione di idoneità anche dei singoli e sarà in concreto il tribunale a stabilire se è nell'interesse del minore specifico provvedere a questa adozione". Una sentenza che contiene anche una "sottolineatura che non è giuridica: di fronte a una progressiva riduzione delle adozioni, in particolare di quelle internazionali, la possibilità di ampliare la sfera degli adottanti, salvaguardando comunque l'interesse del minore, può essere uno strumento che soddisfa esigenze che si manifestano".
Ma il principio vale anche per le adozioni nazionali? Da domani un single potrà chiedere di essere valutato come genitore di un bambino italiano? "Riterrei di si, perché diversamente ci sarebbe una disuguaglianza. La sentenza riguarda una situazione particolare ma ha una portata di carattere generale. L'adozione per un minore abbandonato in Italia è comunque raccordata alle migliori condizioni che il minore può avere. Se ci sono in attesa di adozione delle famiglie bigenitoriali, formate da padre e madre, quello è il contesto ideale, ma non può essere così assoluto da escludere che vi possa essere un'opportunità anche per l'adozione da parte del singolo che agevola l'attribuzione al minore di un contesto familiare". "Dalla sentenza non è però assolutizzata una pretesa del singolo all'adozione", precisa Mirabelli.
Insomma dovrà essere valutata l'idoneità di chi chiede di diventare genitore adottivo. Come viene stabilita? "L'idoneità dipende dal contesto di vita, dalla capacità educativa e di sostenere l'onere di un mantenimento di crescita del bambino. E la sua valutazione è concretamente affidata ai servizi socio-assistenziali".
La sentenza della Consulta potrebbe avere altre conseguenze? "E' da vedere che effetti può avere in pratica sulla riduzione delle spinte che le persone possono avere alla maternità surrogata all'estero".
Sta dicendo che potrebbe spingere coppie gay che oggi pensano alla surrogata di provare la strada dell'adozione? "Si, potrebbe stimolare questo percorso e alleggerirebbe la pulsione verso la maternità surrogata".
Resta comunque preminente l'interesse del minore: "L'adozione non è per procurare un figlio a chi lo desidera ma per assicurare, attraverso questo strumento, al bambino un contesto familiare di crescita armoniosa che a volte può essere garantito anche dal singolo".