(ANSA) - ROMA, 1 AGO - L'estate che non c'è. L'estate che ti aspetti e non arriva: piogge, acquazzoni, serate fin troppo fresche.
Quest'anno gli addicted del ritornello a tutti i costi sono rimasti a bocca asciutta, o quasi. Dopo un inverno passato con Happy di Pharrell Williams ad imperversare ovunque, è crisi di astinenza: niente colonna sonora per le vacanze. A poco sono serviti anche i Mondiali di calcio, solitamente grandi ispiratori di tormentoni estivi da Notti magiche del Campionato del '90 made in Italy al Waka Waka, appunto, dell'ultima Coppa del Mondo in Sudafrica. In Italia non hanno sfondato le varie né i Negramaro con Un amore così grande, canzone ufficiale dell'Italia, né Mina che canta La palla è rotonda. Un po' meglio, almeno in termini di classifiche, è andata a Maracanà di Emis Killa. L'inno ufficiale We Are One (Ole Ola), cantato da Pitbull con Claudia Leitte e Jennifer Lopez ha riscosso un'accoglienza tiepida, mentre quello non ufficiale Dare (La La La) di Shakira è stato più apprezzato (266 milioni di visualizzazioni su Youtube, contro i 216 del brano "avversario").
La storia dei tormentoni parte da lontano: uno dei più famosi è il successo dell'83 dei Righeira, ma nell'ipotetica classifica entrano di diritto anche Un'estate al mare di Giuni Russo (1982), Easy lady di Spagna (1986), Sotto questo sole di Paolo Belli (1990), Macarena dei Los del Rio (1996). Ancora prima è sta la volta di St. Tropez Twist di Peppino di Capri (1962) e Sapore di sale di Gino Paoli (1963).
Negli ultimi tempi però, complici anche le nuove tecnologie, sembra esserci un cambio di tendenza: non più un solo brano a farla da padrona, ma una serie di canzoni che, inserite nella playlist del proprio telefonino (magari tramite le nuove piattaforme come Spotify, Deezer, TIMmusic (RPT TIMmusic)), creano colonne sonore personali. Addio al tormentone? Per ora, o almeno fino a quando non spunterà un nuovo fenomeno stile Psy con Gangam style.
L'estate che non c'è, senza sole e senza tormentone
Brani 'mondiali'non sfondano.Nuove tecnologie cambiano abitudini