(di Silvia Lambertucci)
(ANSA) - ROMA, 24 OTT - Grandi padiglioni, meravigliosi
giardini con animali di ogni tipo, orti, persino un lago
artificiale, scavato lì dove oggi sorge il Colosseo. Fatta
costruire in tempi rapidissimi dall'imperatore Nerone che la
commissionò ai due architetti Severo e Celere (nomi forse non
casuali) subito dopo il clamoroso incendio del 64 d.
Di fatto una costruzione immensa, visto che si estendeva su
un'area di 80 ettari intorno a quella che oggi è la piazza del
Colosseo. Tutto intorno i colli, sui quali in parte la villa
poggiava. E nel portico che era l'ingresso principale della
residenza una colossale stata del dio Sole che aveva però il
volto dell'imperatore. Nerone l'aveva fatta realizzare in bronzo
da uno scultore di Rodi e l'aveva voluta alta 36 metri.
La parte riservata alle stanze dell'imperatore si trovava,
secondo quanto hanno ricostruito gli storici, sul Palatino. E di
fatto è andata perduta, anche se nel 2009 un ritrovamento nella
zona di Vigna Barberini ha riportato alla luce una struttura
neroniana che è stata identificata come la possibile "coenatio
rotunda", ovvero la mitica sala da pranzo della villa di cui
parla Svetonio nella sua Vita dei dodici Cesari, l'ambiente
favoloso che girava di giorno e notte imitando il movimento
della terra, per godere di un panorama mozzafiato dall'alto del
Palatino, sulla valle del Colosseo, quando ancora era invasa dal
grande lago.
La parte della Domus che ci è arrivata, salvata proprio grazie
alla damnatio memoriae di Traiano che la interrò per costruirci
sopra le sue Terme e oggi ricoperta dal giardino di Colle Oppio,
sembra fosse invece quasi esclusivamente dedicata a passeggiate,
eventi, feste, tanto che non sono state trovate latrine né
cucine e che gli ambienti non erano dotati di impianto di
riscaldamento. Era comunque grandissima, visto che a tutt'oggi
ha un'estensione (comprese le gallerie traianee) di 16 mila
metri quadrati, l'equivalente di tre campi di calcio. Oggi
quello che resta si articola in 150 stanze per una lunghezza
totale di circa 250 metri e con una profondità che varia da un
minimo di 30 ad un massimo di 60 metri. Poi ci sono le
decorazioni, gli affreschi, gli stucchi che si estendono per 30
mila metri quadrati, in pratica una superficie trenta volte più
grande della Cappella Sistina. Il sole invadeva soprattutto gli
ambienti meridionali del padiglione , ma anche all'interno la
luce penetrava nelle stanze attraverso peristili e cortili ,
oltre che da finestre aperte sulle pareti e sulle volte. E la
luce si rifletteva sui marmi, che ricoprivano le pareti e i
pavimenti di molti ambienti. Senza contare il mobilio, le
statue, gli arazzi. Svetonio la descrive come una vera reggia da
mille e una notte, con interni mozzafiato dove ''tutto era
ricoperto d'oro e rivestito di pietre preziose e di conchiglie e
di perle; i soffitti delle sale da pranzo erano fatti di
tavolette d'avorio mobili e percorsi da tubazioni, per poter
lanciare sui commensali fiori oppure profumi". I marmi non ci
sono più, impiegati per lo più da Traiano per le terme.
Affreschi e stucchi però rimangono. E a restauri finiti, quando
i colori saranno stati liberati dalla pellicola di sali che li
ricopre, ci sarà da rimanere a bocca aperta.
(ANSA).
>ANSA-FOCUS/ Domus Aurea: meraviglia che Nerone abitò pochi anni
Costruita nel 64 d.C. fu seppellita nel 104