Con Knight of Cups, Terrence Malick si ripete e mette in campo tutto il caravanserraglio dei suoi temi alti e, su tutti, quello del disagio di vivere. Protagonista di questo film passato oggi in concorso al Festival di Berlino ed esteticamente iper-raffinato, Rick (Christian Bale) attore in crisi che cerca nel suo mondo patinato di Los Angeles di riempire il vuoto della sua vita e di uscire da "questo sogno nel sogno".
Un'amata, non totalmente libera, (Natalie Portman), una ex moglie (Cate Blanchett), un fratello violento e un padre ingombrante, Rick vive, come nella favola del giovane principe che gli raccontavano da bambino in cerca di una perla. Una perla che però dimentica di dover cercare dopo aver bevuto troppo ed essere sprofondato in un sonno profondo, nel caos. Così Nick (l'attore gallese Bale) attraversa il mondo, con il suo disagio di eroe tormentato, tra rumorosi party, storie di sesso e amore, tra immagini dei più incredibili non luoghi di Los Angeles, incontri con sosia di Elvis Presley, tuffi nel mare, paesaggi spaziali, deserti di roccia, locali di lap dance alla moda e attraverso mille sequenze spesso accelerato ad arte.
E questo con l'abituale voce fuori campo dei film di Malick. Una voce che invita a cercare di capire, che interroga, che chiede ragioni e che accusa, infine, la vanità inevitabile di un mondo in preda al suo monotono non senso. Insomma l'ultima fatica di Malick, che sembra sempre di più aver sposato la mistica (il film, come il titolo, è scandito dai Tarocchi) oltre che la filosofia di Heidegger e la sua visione di un'umanità "gettata nel mondo" non si discosta dal suo cinema abituale. E così per il regista di The Tree of Life, Palma d'Oro al Festival di Cannes 2011, stamani applausi e solo qualche dissenso in una sala del Berlinale Palast strapiena. "Una cosa è certa - dice Bale presente insieme alla Portman in una conferenza stampa orfana, come prevedibile, del regista -: Malick non ti dice mai di cosa parla il film. Io ci avevo lavorato dieci anni fa in The New World. Non sapevo cosa avrei fatto ogni giorno. In ogni caso il mio personaggi è uno apparentemente realizzato, ma con dentro un grande vuoto. Non si rende veramente conto di aver bisogno di aiuto" "Sono una fan di Malick da tutta la vita - dice invece la Portman -. I giorni del cielo è uno miei film preferiti. Lui è uno che supera le aspettative sia come uomo che come artista. È stato poi il primo film dopo aver dato alla luce un figlio". "Los Angeles - aggiunge Bale - è un elemento importante. Tanta decadenza e superficialità, ma anche bellezza e profondità. Puoi trovare spiritualità anche in posti in cui non ti aspetteresti necessariamente di trovarla. E poi per quanto riguarda la ricerca interiore, di cui parla il film, basta trovarla dentro di sé. Ognuno ha la sua spiritualità da scoprire"
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