Prima un ingresso come Renato Zero, con un vestito stile Antonella Clerici dedicato a San Valentino, una sorta di albero di Natale con cuori luminosi e un grande cupido dorato sulla testa. Poi, dopo l'incontro con l'amico di 30 anni Carlo Conti, Giorgio Panariello - al ritorno all'Ariston dopo l'edizione condotta nel 2006 - si è lanciato in un monologo pieno di battute sulla politica.
"Ci manca il comico Grillo e anche il comico Benigni che adesso fa scelte diverse, con la Bibbia e Dante, l'unico uomo in Italia che è riuscito a finire una grande opera, la Divina Commedia". Il monologo è passato ai vizi capitali. "Oggi i veri peccati capitali sono la corruzione, la violenza sulle donne, lo spreco di denaro pubblico, speculare sui dolori degli altri, il vizietto dell'evasione fiscale" ha protestato Panariello. "Manca la certezza della pena" ha ribadito elencando una serie di casi impuniti, Eternit, Cucchi, L'Aquila, "tutti assolti, l'unico in galera è Corona. Va bene che le mutande che disegnava erano brutte, ma che avrà fatto mai... A Schettino hanno dato 16 anni, ma ancora non si è fatto ancora un giorno. Un po' di tempo all'inferno se lo meriterebbe. Ma lui all'inferno non ci arriva, perché fa ribaltare il traghetto di Caronte prima ancora di arrivare". Chiusura sui latitanti, "li cercano per anni in tutto il mondo e poi dove li trovano? A casa". Poi la foto del super latitante Matteo Messina Denaro da giovane che diventa Antonello Venditti.
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