Gli anni '70 quando era una dea, gli anni '80 delle commedie e poi giù a scendere, l'arresto per droga, il viso deturpato dalle punturine, la povertà. "Sto partendo per l'Argentina, ti voglio vedere, basta sentirci solo al telefono. Ma lei no, non voglio che vedi come sono ridotta, ma io riuscii a convincerla. Era il 2007 credo" dice in un'intervista all'ANSA Lino Banfi raccontando la sua amicizia con Laura Antonelli.
L'attore è commosso, la conosceva bene, l'aveva aiutata, "non abbastanza" si rimprovera adesso lui. "Andai a Ladispoli, fu un momento drammatico, era ridotta malissimo fisicamente, abitava in un posto che era una catapecchia, in cucina c'erano i pacchi di pasta della Caritas, ascoltava la radio, non aveva la tivù. Ci abbracciammo, piangemmo insieme, lei era disperata e io le promisi aiuto".
Banfi racconta di essersi fatto promotore "presso Berlusconi e il ministro di allora Sandro Bondi perché un'attrice così importante non poteva fare quella fine lì". Il tentativo di promuovere per lei la concessione della legge Bacchelli andò a vuoto, "mi dovetti arrendere, ma oggi non mi do pace di non aver fatto di più".
Questa era la Antonelli della fine, ma Banfi dell'icona sexy di una generazione almeno, quella che negli anni '70 era rimasta folgorata dal corpo minuto e perfetto dell'esule istriana protagonista di Malizia, Sessomatto, Divina Creatura, ha anche altri ricordi, decisamente più belli. "Me la ricordo ad esempio sul set di Roba da ricchi, mi chiese di insegnarle il dialetto pugliese, ma su di lei veniva sempre troppo chic. Era una delizia. In quegli anni ci siamo frequentati tanto era una donna socievolissima, spiritosa, autoironica, sempre con la battuta pronta, sul set arrivava prima di tutti ed era una grande compagnona".
Ma come fu che negli anni '90 precipitò in quel modo, la tossicodipendenza, le punture su quel viso perfetto? "Aveva una grande fragilità di carattere, la prendevamo in giro: non contava mai fino a 10 per qualunque cosa, al massimo arrivava a 3, era sempre stata una persona un po' sbandata, che si fidava della gente, e spesso erano persone sbagliate".
Racconta ancora Banfi di quella volta che d'estate l'andò a trovare nella villa a Cerveteri, "una bella casa piena di gente che chiaramente si approfittava di lei, parenti compresi. Penso sia stata per tutta la vita una persona molto sola". Laura Antonelli, però, conclude Banfi, "era di una grande bontà. Quando andai via quel giorno da Ladispoli le lasciai un bel gruzzoletto di soldi, due minuti dopo vidi che ne dava tanti ad una persona che girava per la casa. Le dissi 'ma Laura li ho dati a te perché ne hai bisogno'.
Lei mi rispose, 'c'è chi ne ha ancora più bisogno'. Ecco come era".