(ANSA) - ROMA, 19 AGO - Riappropriarsi dei progetti scientifici, modernizzare le strutture completandole con bookshop, ristoranti, caffetterie e tutto quello che serve a rendere piacevole la visita, lavorare in squadra. Parte da qui, ha annunciato il ministro Franceschini, la complicata mission dei nuovi 20 direttori dei musei pubblici più importanti d'Italia.
Invece è fondamentale, spiega. Perché la sfida più grande lanciata ai 20 nuovi direttori sarà quella di gestire l'intera macchina, occupandosi di tutto, dalla ricerca al progetto delle mostre, dai prestiti delle opere fino agli orari di apertura e ai prezzi dei biglietti. Senza contare che, per la prima volta nella storia d'Italia, questi musei, come istituti, godranno di una autonomia contabile: "avranno ognuno un proprio Iban; il che faciliterà non poco la gestione contabile". Un compito e una responsabilità importanti, che comunque non dovranno svolgere da soli. Perché accanto ad ognuno di loro, ricorda Casini, "il decreto Musei approvato in dicembre prevede un Cda e un Comitato Scientifico di 5 membri ciascuno, entrambi presieduti dal direttore e composti da esperti di chiara fama nel settore del patrimonio culturale". In pratica, ogni direttore verrà affiancato da otto super esperti (per il Cda due li nomina il ministro della cultura e altri due sempre il ministro, ma d'intesa rispettivamente con il ministro dell'istruzione e il ministero dell'economia; per il Comitato Scientifico, uno viene designato dal ministro uno dal consiglio superiore dei beni culturali, uno dalla regione e uno dal comune) che dovranno aiutarlo nei compiti fondamentali, dalla messa a punto dello Statuto al progetto generale del museo. "Per i musei italiani è la prima volta", sottolinea l'esperto. E anche per questo, fatte le nomine, "si partirà subito con le procedure per designarli. Nessuna perdita di tempo, per evitare che i direttori si trovino ad entrare nei musei senza poter iniziare immediatamente a lavorare". Così come si è già provveduto, ricorda, "a ridisegnare le dotazioni organiche di tutto il personale del Ministero, grazie a un provvedimento del ministro varato ai primi di agosto: era dal 1997 che non veniva fatto". Mentre la struttura centrale del Mibact sta lavorando per mettere a punto in tempi record un modello di bilancio che sia uguale per tutti.
Quanto all'entrata in servizio dei nuovi manager, l'iter previsto dalla legge è stato già avviato, mentre "le date di ingresso saranno diverse caso per caso, la maggior parte già a settembre, altri a ottobre o novembre, ma tutti comunque entro l'anno", assicura. Cambia sensibilmente, a fronte di compiti molto più impegnativi, anche la retribuzione, anche se in questo c'è una netta divisione tra i sette musei considerati di prima fascia (tra questi gli Uffizi, Galleria Borghese, La reggia di Caserta) e i 13 di seconda fascia. Per i direttori della prima fascia lo stipendio sarà di circa seimila euro netti al mese a cui si aggiungono 30 mila euro l'anno netti di retribuzione di risultato, in totale circa novemila euro al mese. Per gli altri invece (per esempio il Bargello di Firenze o le Gallerie di Arte Antica di Roma) si scende a 3.100 euro al mese con una indennità di risultato di 14 mila euro l'anno, a conti fatti intorno ai quattromila euro al mese.
Potenziato in molti casi anche il personale, anche se si tratta sempre di una redistribuzione nell'ambito delle disponibilità del Mibact (di 18 mila unità); al trattamento economico dei dipendenti provvede come già oggi il ministero.
I direttori potranno rimanere in carica per quattro anni, al termine dei quali la legge non sembra oggi prevedere una possibilità di rinnovo. Ma si pensa già a qualcosa di diverso: "Si sta lavorando alla possibilità di introdurre meccanismi di valutazione ad hoc, ulteriori rispetto a quelli previsti per la dirigenza statale, come già avviene all'estero; così, in caso di risultati positivi, si potrà rinnovare per una volta la carica".
Insomma sono previsti anche aggiustamenti in corsa.
L'importante è andare aventi con il processo di riforma, conclude Casini: "Anche il Louvre è partito con una autonomia organizzativa leggera, per poi divenire, dopo diversi anni, un ente pubblico; ma la gran parte del personale è formato, ancora oggi, da dipendenti del Ministero francese lì distaccati". (ANSA).
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