"Il personaggio in cui mi identifico di più? Quello del primo racconto, quello che corre sempre. Non solo perchè anch'io amo correre, ma perchè lo vedo come se lo facesse lungo un ponte che sta crollando dietro di lui. E' un po' la mia generazione: sentiamo che molte opportunità si sono perse, e che dobbiamo sfruttare le possibilità che ci restano".
Mehdi Rabbi ha 35 anni, e una massa di capelli neri e ricci. Al Festival di Internazionale a Ferrara dello scorso ottobre ha presentato la traduzione italiana della sua prima raccolta di racconti, 'Quell'angolino tranquillo a sinistra', edito da Ponte 33 nella traduzione di Mario Vitalone.
"Rispetto alle generazioni precedenti sentiamo che dobbiamo fare di più - prosegue - ma anche che abbiamo davanti un terreno vergine, un futuro da afferrare". Nonostante la disoccupazione di cui soffrono i giovani in Iran e la necessità di arrangiarsi con quello che si trova. Come anche lui ha dovuto fare. Certo, l'accordo sul nucleare aiuterà, ma non a breve termine. "Poi la porta sarà aperta alle compagnie petrolifere, con una ripresa del livello di vita e anche della crescita culturale".
Il riferimento al petrolio non è casuale: la regione del Khuzestan nel sud-ovest, da cui Rabbi proviene, ne è pieno, come di risorse idriche e naturali. Una fortuna e una maledizione.
Queste risorse hanno condotto ad uno sviluppo industriale prima che altrove, che ha concorso allo sviluppo del Paese pur lasciando il Khuzestan più povero di altre regioni. Ma l'industrializzazone lo ha anche reso "una porta della modernità", alimentando una tradizione letteraria in cui spiccano - cita - figure come Ahmad Mahmoud, Sadegh Chubak e Mohammad Ayoubi, e ispirando cineasti come Amir Naderi, Naser Taghvai e Kianush Ayari.
Il Khuzestan è dunque un "sud contemporaneo", la cui popolazione "non è marginalizzata, ma connessa", oltre che composta da una molteplicità di componenti etniche e culturali diverse, dagli arabi sciiti ai bakhtiari. Ma la sua capitale Ahvaz ha anche il record di essere una delle città più inquinate al mondo, e la scorsa estate quello delle più alte temperature percepite.
Il Khuzestan ricorda inoltre ancora, dolorosamente, le più sanguinose battaglie con l'Iraq che si sono combattute nel suo territorio nella lunga guerra degli anni '80. In questi ultimi anni poi la regione è flagellata da frequenti tempeste di sabbia e polvere, molto pericolose per la salute e che rappresentano una delle maggiori sfide ambientali che il governo deve affrontare.
Le specificità di questa regione sono dunque tante, nel bene e nel male. Ma "i miei personaggi - osserva Rabbi - non sono molto diversi da altri della stessa generazione, alla ricerca della propria individualità, dell'amore, del viaggio". Anche se al sud, aggiunge, "crescono più in fretta, arrivano prima all'età del lavoro, facilitando così il distacco dalla famiglia".
Rabbi da cinque anni vive a Teheran, e gli piace lo stile di vita della grande città. "Ma il sud mi manca sempre", ammette, tanto da essere ora impegnato a scrivere un romanzo ambientato negli stessi luoghi, "quasi che da qui li vedessi meglio".
Anche in Iran, osserva ancora lo scrittore, "il sud viene presentato come un luogo lontano", ma l'importante, sottolinea, è che la geografia non lo condanni ad uno stereotipo. "Credo che presto sentiremo parlare di più del Sud, anche del mondo - conclude - le attuali ondate migratorie hanno un valore simbolico, è ora che il Nord cominci a saldare i suoi debiti verso il Sud".