Tutto comincia in un campo di prigionieri italiani in Texas dove un giovane medico si reinventa come pittore. "Nel 1945 Alberto Burri non aveva piu' tela per dipingere e si rivolse alle cucine per procurarsi un sacco", spiega all'ANSA Emily Braun, la curatrice di "Alberto Burri: The Trauma of Painting", da domani al 6 gennaio nella rotonda di Frank Lloyd Wright del Guggenheim Museum.
"The Trauma of Painting" esplora la bellezza e la complessità del processo creativo che sta alla base delle opere di un artista che lungo tutta la sua carriera dialogo' con la pittura del Rinascimento della sua regione di origine, così come tenne contati strettissimi con gli autori del minimalismo americano: ai primi anni Cinquanta Cy Twombly e Robert Rauschemberg venivano a trovarlo nel suo studio in via Margutta. Una sezione speciale e' dedicata al Grande cretto, il memoriale a Gibellina in stile Land Art dedicato alle vittime del terremoto del 1968 nella valle del Belice: il Guggenheim ha realizzato un film ad hoc, regia di Petra Noordkamp. La rassegna presenta opere molte mai esposte finora fuori dai confini italiani: tra questi 16 "Burrini", versioni in miniatura dell'opera di Burri. "L'artista li mandava come auguri di Natale al direttore del Guggenheim James Johnson Sweeney", racconta Rosario Salvato, vice-presidente della Fondazione Palazzo Albizzini. "Trauma of Painting - spiega la Braun - e' perche', ricorrendo a sacchi di juta strappati e rammendati, tele con gobbi a rilievo e plastiche industriali fuse, Burri alludeva a corpi umani, membrane e ferite, ma lo faceva attraverso un linguaggio totalmente astratto". La qualità tattile del suo lavoro anticipa il Post minimalismo e l'arte femminista degli anni Sessanta mentre i monocromi materici sfidano i concetti di purezza linguistica e semplificazione tipici del modernismo formalista americano.
La mostra segna una tappa importante nelle celebrazioni del centenario. La data di nascita di Burri nel 1915, in un anno importante nella storia d'Italia con l'ingresso nella prima guerra mondiale, "e' anche l'anno della fondazione del quartier generale Lavazza a Torino", ha detto Francesca Lavazza, alla seconda sponsorizzazione con il museo newyorchese dopo la grande mostra sul Futurismo nel 2014: "Siamo orgogliosi di celebrare il nostro 120esimo compleanno sostenendo questa rassegna di un pioniere del modernismo che ha avuto una straordinaria influenza su entrambe le sponde dell'Atlantico".
Guggenheim celebra Burri, artista delle ferite
Per centenario 100 opere in rotonda Wright, sponsor Lavazza