Applausi, standing ovation, red carpet pieno di celebrità e 24 mila biglietti sold out già prima dell'andata in scena per le 11 repliche previste. E' il trionfo del ''Jesus Christ Superstar'' diretto da Massimo Romeo Piparo, che dopo 21 anni di messa in scena, ieri sera ha debuttato all'Aia nell'imponente World Forum Theater. Un successo che in qualche modo vale doppio, perché conquistato proprio in Olanda, patria della Stage Entertainment, il più grande colosso mondiale dell'intrattenimento. E che arriva dopo aver già partecipato a settembre come unica produzione italiana al celebre Uitmarkt di Amsterdam.
''Finalmente si accorgono che anche noi italiani ci siamo - commenta emozionato Piparo al telefono dall'Olanda con l'ANSA - Ma la colpa è nostra: non sappiamo valorizzarci, entrare in competizione a livello europeo. Quando troviamo il coraggio, invece, ecco che anche all'estero si mettono in fila per vederci''. Scritto da Tim Rice e Andrew Lloyd Webber, ''Jesus Christ Superstar'' è ancora oggi l'opera rock più celebre e dirompente, l'unica che ebbe ''il coraggio'' di trasformare in hit mondiali i giorni della Passione di Cristo, portata poi al cinema da Norman Jewison nel film cult del 1973. La prima versione italiana firmata da Massimo Romeo Piparo, che ne è anche produttore con la PeepArrow Entertainment, ha debuttato nel 1994. Da allora ha contato più di un milione di spettatori e 100 artisti che si sono alternati nel cast.
Protagonista d'eccezione di quest'ultimo imponente allestimento è una star come Ted Neeley, lo storico Jesus del film del '73, con, tra gli altri, Feysal Bonciani (Giuda), Paride Acacia (Hannas), Simona Distefano (Maria Maddalena), Emiliano Geppetti (Pilato), l'Orchestra del Maestro Emanuele Friello e un ensemble di 24 acrobati, mangiafuoco e ballerini.
''Il più bel complimento in tanti anni - prosegue Piparo - è arrivato proprio da Tim Rice, quando venne a vedere lo spettacolo lo scorso anno a Milano: era così entusiasta che chiese lui a me di fotografarci insieme davanti alla locandina.
Ma anche oggi sentirsi dire dalla stampa olandese, a un'ora di aereo dai più grandi palcoscenici di Londra, che questo è il più bel Jesus Christ Superstar mai visto è straordinario''. Il segreto di tanto successo? ''Sono stato molto rispettoso del film e delle atmosfere anni '70 - risponde - Ma soprattutto è il mix tra l'energia pura del rock e il velluto della commozione, come nella flagellazione che ho costruito con le immagini che scorrono sulla scena. E anche l'orchestra sul palco, nel mezzo dell'azione, che qui al Nord non sono abituati a vedere. La presenza di Ted Neeley, poi, ci ha fatto guardare con occhi diversi. Non solo come artisti, ma come produttori in grado di convincere anche grandi star. All'estero invece - dice con rammarico - ci considerano solo per cibo e vino. Il nostro teatro per loro è di serie B, tanto che molti pensavano che questa fosse una produzione americana o inglese''. E allora, esorta, ''dobbiamo iniziare a muoverci come sistema Italia.
Continuare a pensare di rimanere nel nostro piccolo, dentro i confini nazionali, ci porterà vita breve. Dobbiamo invece essere pronti a rivoluzionare tutto lo spettacolo dal vivo. Il Fus, per me, sparirà e andrà bene così. In Italia va rivisto l'intero sostegno alla cultura''. E mentre Piparo già pensa al musical della prossima stagione annunciando un'''Evita che mi aspetta dietro l'angolo'', dopo l'Aia, ''Jesus Christ Superstar'' sarà in tour tra Amsterdam, Rotterdam e Belgio, ma anche in Italia con un Capodanno a Bologna, tappe a Reggio Emilia, Bergamo, Cremona per tornare al Sistina di Roma dal 20 gennaio.