L'Ucraina ha vinto la 61/a edizione dell'Eurovision song contest con '1944', dedicata alla deportazione dei tartari di Crimea sotto Stalin e interpretata da Jamala. Al secondo posto si è classificata l'Australia, seguita dalla Russia, che era una delle favorite della vigilia. Mentre I'Italia con Francesca Michielin si è dovuta accontentare del 16/0 posto, alla Globe Arena di Stoccolma è andato in scena un vero e proprio duello all'ultimo voto tra i rappresentati di Ucraina e Russia.
Se il festival Eurovision "non fosse stato politicizzato", il cantante russo Sergey Lazarev "avrebbe sicuramente vinto il primo premio, come ha anche dimostrato il voto degli spettatori": lo ha dichiarato Konstantin Kosaciov, presidente della Commissione affari esteri del Senato russo,a prendo le polemiche sulla vittoria di Jamala. Il senatore ha poi affermato che l'Ucraina il prossimo anno organizzerà Eurovision "con il denaro che non ha mai restituito alla Russia" e che "presumibilmente non ha".
"Tutta l'Ucraina ti ringrazia di cuore, Jamala": è il commento su Twitter che il presidente ucraino Petro Poroshenko ha salutato la vittoria dell'Ucraina alla 61.a edizione dell'Eurovision song contest con '1944', una canzone dedicata alla deportazione dei tatari di Crimea sotto Stalin e interpretata dalla cantante di origine tatara Jamala. Poroshenko ha inoltre lodato l'artista per "l'incredibile performance".
Ma la vittoria dell'Ucraina ha comunque innescato la poemica. Per vincere la prossima edizione del festival Eurovision servirà una canzone contro "il sanguinario" presidente siriano Bashar al Assad, ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova commentando con sarcasmo la vittoria dell'Ucraina a Eurovision song contest con '1944', una canzone dedicata alla deportazione dei tatari di Crimea sotto Stalin e interpretata dalla cantante di origine tatara Jamala. La Russia è alleata di Assad in Siria, mentre Occidente e ribelli ne chiedono la testa. Zakharova ha anche proposto su Facebook un ritornello in inglese: "Assad blood, Assad worst. Give me prize, that we can host". "Oggi anche se sei il più grande vocalista al mondo, la tua cittadinanza russa ti impedisce l'accesso al primo posto": il vice premier russo della Crimea, Ruslan Balbek, ha commentato così la vittoria dell'Ucraina alla 61.a edizione dell'Eurovision song contest con '1944', una canzone dedicata alla deportazione dei tatari di Crimea sotto Stalin e interpretata dalla cantante di origine tatara Jamala. Il russo Sergey Lazarev si è piazzato in terza posizione. I tatari di Crimea sono una minoranza etnica di fede musulmana in gran parte contraria all'annessione della penisola da parte di Mosca avvenuta nel marzo del 2014. "Sembra - ha affermato Balbek - che Jamala stia seguendo le orme della cantante Ruslana. La vittoria a Eurovision, i balli a Maidan, l'isteria antirussa, una posizione ministeriale. In un paio d'anni nessuno si ricorderà di questa cantante".
LA GARA - Un brano struggente, di forte impatto emotivo, per raccontare il dramma della deportazione dei tatari di Crimea sotto Stalin che ha coinvolto anche la bisnonna: l'ucraina Jamala trionfa all'Eurovision Song Contest con '1944', un canzone decisamente anti-Mosca, dopo un duello all'ultimo voto proprio con il rappresentante della Russia, Sergey Lazarev, dato per favorito alla vigilia e poi finito terzo alle spalle dell'Australia.
E il verdetto diventa un caso diplomatico: se il festival "non fosse stato politicizzato", avrebbe vinto la Russia, attacca Konstantin Kosaciov, presidente della Commissione affari esteri del Senato di Mosca. Sarcastici i toni della portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova: per vincere la prossima edizione del concorso servirà una canzone contro "il sanguinario" presidente siriano Bashar al Assad. Davanti a 200 milioni di spettatori, che hanno seguito la finale in diretta dalla Globe Arena di Stoccolma, la bella Susana Jamaladinova, in arte Jamala, 32 anni, ha cantato il dolore dei tatari che, accusati di collaborare con la Germania nazista, furono deportati dalla Crimea all'Uzbekistan per volere di Stalin: in soli tre giorni circa 200 mila persone, molte delle quali morirono di stenti nelle aride steppe dell'Asia centrale. Solo negli anni '80 sono stati autorizzati a tornare in Crimea. "Ero certa che quando si canta e si racconta la verità, si è in grado di toccare le persone", ha commentato l'artista ucraina dopo la vittoria. Già prima della competizione, la sua canzone era finita nel mirino di Mosca perché considerata una critica indiretta all'annessione della Crimea da parte della Russia, nel 2014. Ma Jamala ha insistito che non c'erano sottotesti e la giuria del concorso - che vieta per regolamento messaggi politici - ha ammesso il brano. '1944' ha fatto centro, incassando 534 preferenze (tra giurie di tutta Europa e televoto); secondo l'australiano Dami Im (nato in Corea del Sud, con 'Sound of Silence') con 511 punti, terzo il russo Lazarev con 491 (con 'You are the only one').
In una serata che ha avuto come guest star Justin Timberlake che ha presentato"Can't stop the feeling!" , Francesca Michielin, che difendeva i colori dell'Italia con 'No degree of separation' (versione internazionale della canzone con cui è arrivata seconda all'ultimo festival di Sanremo), si è dovuta accontentare della 16/a posizione.
Per l'Ucraina è il secondo successo all'Eurovision: la prima volta fu nel 2004, con Ruslana. La vittoria dà diritto al Paese di ospitare la competizione l'anno successivo. A un giornalista della Crimea che le ha chiesto se pensasse che il concorso nel 2017 dovrebbe tenersi nella piccola repubblica, Jamala ha risposto: "Spero che l'Eurovision si terrà in Ucraina". Il tema dell'Eurovision di quest'anno era 'Come Together', un invito all'Europa a restare unita nonostante le tensioni legate ai flussi di migranti e ai crescenti nazionalismi. Un "segnale di tolleranza, apertura, diversità" lo ha definito all'Associated Press Ingrid Deltenre, direttore generale dell'Ebu, più che mai in un momento in cui il vecchio continente deve far fronte all'innalzamento di nuovi muri e al rischio Brexit.
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