Trent'anni compiuti da poco più di un mese, due album alle spalle: per Michael Kiwanuka il successo è già arrivato. A distanza di cinque anni dal primo disco "Home again" e dalla vittoria del premio Sound of 2012 della BBC, l'artista britannico è in tour in Europa (con qualche data anche negli Stati Uniti e in Canada) con il suo ultimo lavoro "Love&Hate" che lo ha fatto amare dal grande pubblico. Il suo primo concerto a Roma, all'Auditorium Parco della Musica per la rassegna estiva "Luglio Suona Bene", ne è stato la dimostrazione. Il pubblico era lì per ascoltare dal vivo l'ultimo album e emozionarsi sui singoli che l'hanno reso famoso, come "Love & Hate","Black man in a white world". Buona musica sul palco della cavea ma niente colpi di scena.
L'esibizione dell'artista nato a Muswell Hill, nella periferia Nord di Londra, da genitori ugandesi, è stata perfetta, pulita.
Non fosse per i battiti di mani e per le urla dei fans, sembrava di ascoltare un disco. Un pregio, se si considerano le doti musicali del frontman e della band, ma anche un limite: da un artista le cui radici affondano nel soul e nella blackmusic, influenzato da grandi nomi come Bill Withers e Van Morrison, Marvin Gaye e Curtis Mayfield, ci sia aspetta forse un live più sentito, con un'interpretazione più libera, che sappia uscire dai margini della canzone per come è stata scritta. Al contrario, il concerto è stato molto fedele all'album, con la sostanziale differenza che sul palco mancavano alcuni dei musicisti che hanno registrato con lui il disco, primi fra tutti i coristi e la sezione d'archi. Insomma, una versione un po' meno coinvolgente di quanto si attendesse, e breve, avendo soltanto due album da suonare. Ma non per questo deludente.
L'elemento caratterizzante dello spettacolo, per cui vale la pena andare a una sua esibizione dal vivo, è sicuramente la voce di Michael Kiwanuka: incredibile, profonda, indiscussa architrave del concerto insieme con la sua chitarra. Così centrali, che sembrano bastare da soli, tanto che i pezzi che l'artista ha eseguito in acustico hanno commosso e emozionato il pubblico molto di più dei brani eseguiti con la band, composta da musicisti bravissimi ma che sembravano essere troppo legati all'accordo, allo spartito.
Ciò che resta indelebile quando si torna a casa dopo il concerto è senza dubbio la potentissima capacità canora di Kiwanuka, con un po' di rammarico per il fatto che non si sia mai lasciato andare a improvvisazioni o a ri-arrangiamenti per il live. D'altra parte, chi lo segue avrà intuito che Michael Kiwanuka non ha un carattere estroverso. L'album "Love&Hate", peraltro, è un album di riflessione con il quale l'artista britannico di origine ugandese si unisce all'impegno di molti musicisti neri che negli ultimi tempi, per ragioni che non hanno bisogno di essere spiegate, hanno sentito il bisogno di affrontare argomenti legati all'identità.
"Love & Hate" è un concentrato di sentimenti di isolamento, di dubbio, di amore, di ingiustizia razziale, di desiderio, di disperazione. "How much more are we supposed to tolerate?" (Quanto ancora dovremo sopportare?), chiede nel brano che dà il titolo all'album, per poi incoraggiare: "You can't take me down" (Non puoi abbatermi). "I'm not fighting but I've got something on my mind, making me sad, making me mad": "Non sto combattendo ma ho qualcosa in mente, - canta nel singolo Black man in a white world - mi rende triste, mi fa arrabbiare". Chissà se a Parma, per l'ultima data del tour, saprà scaricare la tensione e dare più spazio all'interpretazione.
Luglio Suona bene è partito con il concerto dei Bastille...
Leggi l'articolo completo su ANSA.it