La violenza sulle donne è ancora al centro del mondo narrativo di Paula Hawkins, la scrittrice britannica nata in Zimbabwe che, dopo il successo multimilionario de 'La ragazza del treno', è tornata con 'Dentro l'acqua' (Piemme).
"Avevo pensato a lungo di scrivere qualcosa su un rapporto tra sorelle che va male - ha raccontato all'ANSA Hawkins protagonista di un incontro al Teatro Elfo Puccini di Milano nell'ambito di BookCity - Le due sorelle ricordano l'infanzia e la interpretano in modo diverso: in qualche modo è successo anche a me, seppure non con queste implicazioni gravi, in ogni famiglia ciascuno ricorda le cose a proprio modo".
"Sapevo che ci sarebbe stato un fiume, nel libro, e volevo che fosse ambientato in un luogo in cui circolassero leggende bizzarre, un passato oscuro: facendo ricerche nel Nord Est dell'Inghilterra ho trovato questo villaggio dove le streghe venivano processate tramite annegamento. L'ordalia dell'acqua mi sembrava il contesto migliore per questa storia: d'altronde le stesse streghe non erano altro che persone che vivevano fuori dall'ordine accettato della società, magari solo perché non sposate. Ci vedo un collegamento con le donne perseguitate e messe a tacere oggi".
Il racconto è frammentato in un caleidoscopio di punti di vista e voci narranti: "Ho creato una città in cui ciascuno avesse un segreto: il modo migliore di entrarci per il lettore era sentire le versioni di tutti. Del resto per me è sempre interessante notare come un ricordo cambi a seconda di chi lo racconti: la memoria non è affidabile e spesso veniamo ingannati o inganniamo anche senza intenti malevoli. Il caso ha voluto che la questione della post-verità diventasse attuale proprio mentre stavo scrivendo".
L'abuso sulle donne è l'altro tema portante nell'opera della scrittrice: "Parlarne è catartico per i personaggi come scriverlo è per me: io ho bisogno di scrivere questi libri per capire perché esistano e persistano le violenze familiari. Allo stesso modo il personaggio di Julia ha bisogno di raccontare una storia di un certo tipo per proteggersi. Non è diverso da quello a cui assistiamo con il movimento #metoo, che per le vittime non è solo denuncia, ma un modo di fare i conti con quello che gli è successo". E proprio la credibilità delle vittime-testimoni è al cuore delle vicende narrate da Hawkins come della cronaca recente: "Nel caso di Rachel ne 'La ragazza del treno' l'alcolismo era la ragione per cui non veniva creduta, ma sicuramente c'è una tendenza a non credere alle donne, a considerarle isteriche, e capita anche ai miei personaggi. Nei casi delle molestie i commentatori hanno reagito spesso trattando i fatti come fossero triviali o inventati e considerando eccessive le reazioni: proprio il fatto che nessuno avesse preso sul serio le accuse e le voci ha permesso a gente come Weinstein di continuare a commettere abusi per anni".
Paula Hawkins, scrivo per fare conti con violenza
Da caccia streghe a #metoo, 'tendenza a non credere alle donne'