Chi si bacia dietro un leccalecca, chi osserva fisso chi lo osserva, chi si trucca per strada o per strada fa a cazzotti su un ring di legno. Molti sono stregati dal re-cellulare per scattarsi foto o guardarle. I bambini cercano l'onda perfetta per inzupparsi con la mareggiata lungo il Malecon. Molti grandi, semplicemente, ridono con la faccia e con il corpo e l'allegria sembra un rumore irresistibile.
E' l'effetto che fanno le foto di Luciano del Castillo racchiuse nel suo nuovo libro 'Alegria y revolucion' pubblicato da Tempesta editore, con la prefazione di Omero Ciai.
Vite di cubani con e senza Fidel Castro, in un'Avana che il fotografo e giornalista dell'Ansa conosce in profondità. Ci è arrivato alla fine degli anni '90 e contagiato dalla 'cubanite', come la chiama Ciai, citando il neologismo di Garzia, non ha smesso di tornarci.
Negli oltre 60 scatti il colore si alterna al bianco e nero: quello del turbante giallo di una donna fiera, o dell'ombretto lilla di una ragazzina dolce. 'Senza' colore la faccia di un uomo che sbuca da un muro, sigaro in mano e sguardo lontano o la bambina che passa veloce lasciandosi dietro spazzatura e una cabriolet.
Guardano dritto in camera, invece, le tre generazioni di donne che ridono di una gioia che sa di vittoria e speranza. Per esserci, per quel che sarà e perché continuano a crederci. Proprio quello che si vede sempre meno dall'altra parte dell’Atlantico, nell'Europa dei cittadini liberi e senza passaporti ma pronti a divorzi e muri da costruire.
Ancora più sorprendente la risata di una donna che ha il volto illuminato dallo schermo del cellulare. Ride il ragazzo seduto accanto a lei, scoppiano in una risata che non ha pace i due giovani dietro di loro, per strada. Attimi catturati dall’occhio del fotografo tanto spontanei da sembrare irreali. Sarà questa la revolucion de Cuba?
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