Il 'reddito di cittadinanza' proposto dal M5s va nella giusta direzione: quella cioè di dare più sicurezza ad un mondo del lavoro diventato più flessibile e di conseguenza più precario. A promuovere la proposta dei grillini è l'economista inglese Guy Standing, che non a caso è il teorizzatore del reddito di base universale, un'idea ancora più ampia, che prevede di riconoscere una certa somma di denaro a ogni persona residente in un Paese, ricca o povera che sia, che lavori o meno.
"L'aspetto più importante del 'reddito di cittadinanza' proposto dai M5s è che ha cambiato la prospettiva e portato una politica vitale all'interno del dibattito pubblico italiano. E' fondamentale muoversi nella direzione del reddito di base in Italia come in tutti gli altri Paesi", spiega Standing in un'intervista all'ANSA. "Un reddito di base avrebbe effetti molto benefici sull'economia italiana", aggiunge l'economista che venerdì parteciperà al Festival Internazionale del Giornalismo al via domani a Perugia: "Incoraggerebbe la produzione localizzata di beni e servizi e darebbe ai precari una maggior fiducia e la capacità di investire e assumersi rischi imprenditoriali. Questi effetti sono stati raggiunti in altri paesi e secondo me sarebbero probabilmente più forti in Italia".
Inoltre, secondo l'economista, non si rischia di incorrere in problemi con l'Europa: "Muovere nella direzione di un reddito di base - e questo è quello che farebbe la proposta M5S, anche se lo farebbe solo in parte - sarebbe perfettamente compatibile con le politiche dell'Ue, specialmente se finanziato al posto di spese non produttive o progressive, come i sussidi". Per questo Standing si augura che il M5s "non perda le proprie radici profonde" e non abbandoni la strada verso un reddito di base: "Questo - avverte - sarebbe un grande errore storico".
Il problema, secondo Standing, attualmente ricercatore associato alla School of Oriental and African Studies (Università di Londra) e membro dell'Accademia Britannica di Scienze Sociali, è che "oggi siamo nel mezzo della crisi della globalizzazione e di una vasta rivoluzione tecnologica, ma i governi hanno fatto un grave errore nel cercare di rendere il mercato del lavoro più 'flessibile'", creando milioni di precari. Così è accaduto anche in Italia: "Il Pd di Matteo Renzi - sostiene Standing - ha fatto un grande errore nel cercare di rendere il lavoro più flessibile senza offrire una sicurezza economica per il precariato. Non è stato giusto o politicamente sensibile". Bocciato anche il reddito di inclusione, introdotto dal Governo Gentiloni e in vigore da gennaio: "E' un sistema molto sbagliato è quello che chiamiamo 'means-testing', cioè giova direttamente su quelli che possono dimostrare di essere poveri", e dove è stato applicato, molti di quelli che avrebbero dovuto riceverlo sono rimasti esclusi. Standing è "scettico" poi sulla proposta di un'assicurazione Ue sul lavoro proposta dal vice presidente Ue Katainen: "Sarebbe andata bene sei anni fa, in un'era di capitalismo industriale. Il reddito di base, invece, di cui stanno sperimentando progetti pilota in vari Paesi, dall'India al Canada, dalla California alla Finlandia, "non è una panacea, va vista come parte di un nuovo sistema di distribuzione dei redditi, ricordando che nel Ventesimo secolo questo sistema è fallito". E può essere anche un aiuto per evitare "prospettive che fanno paura": "Senza la sicurezza del reddito di base - avverte -, assisteremo a trend politici pericolosi verso il populismo neofascita".