Applausi per 'Dolor Y Gloria', il film di Almodovar passato in concorso alla 72/ma edizione del Festival di Cannes.
Cannes, applausi per il film di Almodovar
Si dice che andando avanti con l'età si recuperino i ricordi dell'infanzia mentre il presente diventa poco importante, cupo, un autunno. Vedendo "Dolor y Gloria"(SCHEDA ANSA CINEMA) l'ultimo lavoro di Pedro Almodóvar (SCHEDA ANSA CINEMA), non si può non pensare che questo sia il suo lavoro più autobiografico, più intimo, in cui il regista spagnolo racconta, anche sulle note tristi di Chavela Vargas, il suo personalissimo spleen esistenziale diviso, come è, da un quotidiano stanco e da un vivido passato.
Ma in questo film, in sala con la Warner Bros, c'è anche la chiara volontà di fare i conti con i suoi vecchi amori, con la sua infanzia, con sua madre e suo padre e, ovviamente, con la sua omosessualità. E, in questo caso, attraverso il ricordo della sua scoperta, avvenuta nella luce forte della sua povera casa quando lui, ragazzino talentuoso, assiste alle nudità di un giovane operaio, a cui dava lezioni di scrittura. Protagonista di 'Dolor y Gloria', un regista in crisi, Salvador Mallo, (interpretato dal suo alter ego Antonio Banderas), uno che si è chiuso in casa da quando ha visto spegnersi la sua creatività. Un uomo in preda all'acufene, a forti mal di testa, pieno di malanni, veri o immaginari e che, tra l'altro si dà da fare con l'eroina che ha scoperto da poco.
Leggi l'articolo completo su ANSA.it