(Silvia Lambertucci)
(ANSA) - POMPEI, 12 AGO - Morbide ambre, lucidi cristalli,
ametiste. Ma anche bottoni in osso, delicate fayence, scarabei
dell'oriente.
Non solo: in questo tesoro non ci sono gli ori, che a Pompei
tutte le donne amavano esibire e che certamente non potevano
mancare nel portagioie di una giovane signora seppure di media
ricchezza, tanto più che la bella del ritratto indossa un paio
di splendenti orecchini. Le collane contenute nel piccolo
forziere sembrano quindi raccontare un'altra storia: "Si
potrebbe trattare di monili da indossare per occasioni
rituali", spiega Osanna. Oggetti preziosi, quindi, ma in un
senso diverso dai gioielli.
Una raccolta di piccole cose in qualche modo legate alla
magia che potrebbero essere state l'armamentario di una persona,
forse anche una schiava, dotata di particolari capacità
taumaturgiche e di un rapporto privilegiato con gli aspetti più
magici del vivere quotidiano. Si potrebbe spiegare così la
presenza di tanti strani oggetti che nel mondo romano avevano a
che fare con la fertilità, la seduzione, il buon esito di un
parto o di un matrimonio, dai falli alle pigne, dalla spiga di
grano alle ambre.
Al momento sono ipotesi. Gli studi sulla Casa del Giardino
(la stessa nella quale è stata ritrovata l'iscrizione che ha
cambiato la data dell'eruzione del posticipandola da agosto a
ottobre del 79 d.C) sono ancora agli inizi. Gli oggetti
ritrovati nello scavo sono appena stati ripuliti e restaurati e
solo ora si potrà cominciare ad esaminarli e studiarli uno ad
uno. La squadra di esperti del Grande Progetto Pompei, intanto,
sta lavorando per fare luce sulla composizione della famiglia,
il primo passo per cercare di ricostruirne la storia. "Gli esami
sui resti delle dieci persone ritrovate nell'atrio hanno
dimostrato che si tratta di un gruppo di donne e fanciulli",
racconta il direttore. Gli uomini erano usciti in avanscoperta,
i loro corpi sono stati trovati a pochi metri da casa. "Ora
stiamo cercando di ricostruire il dna di tutte le persone e
quindi il rapporto di parentela tra loro - aggiunge- Pensiamo si
trattasse di un'intera familia nel senso romano del termine,
comprensiva quindi degli schiavi al servizio".
Tant'è. Tra loro forse c'era una donna alla quale la famiglia,
se non addirittura la comunità, riconosceva poteri in un certo
senso magici, il talento di aiutare gli altri, in particolare le
fanciulle e le signore ma non è detto soltanto loro, nelle
piccole cose della quotidianità come nei momenti più delicati
dell'esistenza. Una capacità di attirare il bene e di tenere
lontana la malasorte, che purtroppo nulla ha potuto davanti al
nemico più grande. (ANSA).
>>>ANSA/ Amore e malasorte,a Pompei il tesoro della fattucchiera
Spunta uno scrigno colmo di gemme e amuleti, forse per i rituali