Cultura

Nobel: editore napoletano, 'travolti' dal premio alla Gluck

Titolare Dante Descartes,"noi lontani dalla cultura a perdere"

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 08 OTT - "Qui non ha mai chiamato nessuno.. .
    Oggi squilla continuamente il telefono. Alle 13.05, cinque minuti dopo l'annuncio del Nobel, davanti alla libreria c'era già una folla di persone". In via Mezzocannone, nel cuore universitario di Napoli, c'è la libreria e casa editrice Dante & Descartes, che ha pubblicato in Italia la raccolta di poesia 'Averno' di Louise Gluck e che oggi, come racconta il titolare Raimondo Di Maio, è travolta "dai cinque minuti di notorietà" legati all'assegnazione del premio alla poetessa statunitense.
    "Sono qui a festeggiare con Antonella Cristiani, che ha curato con me il libro della Gluck. A farcela scoprire - racconta all'ANSA - è stato un mio amico fraterno, Josè Vicente Quirante Rives, che l'ha pubblicata in Spagna con la sua casa editrice che, guarda caso, si chiama Partenope. Un giorno mi ha chiamato e ha insistito: "E' un libro necessario per Napoli". Lo abbiamo letto in spagnolo, in inglese, abbiamo iniziato le prove di lettura in italiano e le abbiamo mandate all'autrice, che difendeva giustamente ogni parola e virgola della sua poesia. E' uno straordinario dialogo con la morte, un esempio altissimo, che riprende la classicità con una sensibilità contemporanea: eppure l'autrice non era mai stata sul lago d'Averno, porta d'accesso agli Inferi secondo la mitologia, che è proprio vicino a Napoli, Per questo era uno scandalo che non fosse stato tradotto e abbiamo cercato di porre rimedio. E ovviamente abbiamo invitato Louise Gluck a venire a visitarlo".
    In poche ore, racconta ancora Di Maio, "abbiamo venduto 80 copie di 'Averno' qui e all'altra filiale, in piazza del Gesù, dove c'è mio figlio. Mi sembra un piccolo miracolo napoletano.
    Ne ho ancora 600 da parte, ma dalle grandi catene come Feltrinelli e Hoepli me ne hanno già chieste cinquemila. Nella distribuzione - assicura - cercherò però di avvantaggiare le piccole librerie indipendenti, quelle che magari me ne chiederanno una sola copia. Siamo orgogliosamente distanti dai centri industriali di decisione della cultura a perdere del Nord: quello non è sapere, è consumo. Noi, invece, vogliamo avere lettori". (ANSA).
   

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