Cultura

Clooney e Affleck, il mestiere di fare da padre

In The Tender bar, da un storia vera, la ricerca della felicità

Redazione Ansa

Una storia tenera "su un giovane uomo che finisce per scrivere un bestseller e sul percorso che l'ha portato fin là. Ma all'interno c'è anche l'idea di come continuiamo a cercare la felicità, a volte non riuscendo a vedere di averla avuta con noi per tutto il tempo". Per George Clooney è questo il senso di The Tender Bar, il suo nuovo film da regista, con Ben Affleck, Lily Rabe, Tye Sheridan, Christopher Lloyd e il piccolo Daniel Ranieri (al suo esordio), che dopo il debutto in un numero limitato di sale negli Usa a dicembre, arriva dal 7 gennaio in esclusiva su Amazon Prime Video. E' l'adattamento dell'omonimo libro di memorie bestseller (in Italia è edito da Piemme con il titolo Il bar delle grandi speranze) firmato nel 2005 da J.R. Moehringer, giornalista e scrittore, vincitore nel 2000 del premio Pulitzer grazie a un'inchiesta su una comunità fluviale in Alabama. L'autore è anche il ghost writer, fra gli altri, dell'autobiografia bestseller di André Agassi, Open - La mia storia e sta lavorando sul libro di memorie del principe Harry, in uscita a fine 2022. In The tender bar si torna all'infanzia e giovinezza di Moehringer attraverso la storia di J.R. (Ranieri e Sheridan nelle diverse età), ragazzo cresciuto a Manhasset, Long Island, da una mamma single (Rabe) in casa del nonno (Christopher Lloyd). J.R. si forma come uomo passando molto tempo nel bar di quartiere dove lo zio Charlie (Affleck) fa il barista. L'uomo, autodidatta e carismatico, incoraggia il nipote a curare la sua istruzione e ad alimentare le sue passioni, a cominciare da quella per la scrittura, ed è una delle originali e a volte bizzarre figure paterne nella vita di J.R. Tutte finiscono per 'colmare', come possono, l'assenza del vero padre (un deejay, idealizzato dal bambino, nonostante i loro contatti siano sporadici).

 

"Quello di zio Charlie è un personaggio affascinante, simile a mio padre sotto molti aspetti - ha spiegato Ben Affleck negli incontri 'Deadline Contenders' organizzati dalla testata online con alcuni dei protagonisti e autori dei film più attesi della stagione - . Proprio come papà, Charlie è un barman, una persona con una cultura, che si è costruito da autodidatta e con un forte senso dell'umorismo". Come attore "è un ruolo molto gratificante: Charlie è da un lato veramente una brava persona e una figura paterna di riferimento per il nipote, è sempre dalla sua parte. Ama il bambino, ma non lo esprime nel modo tradizionale al quale è abituata l'ultima generazione". Un tipo di persona che anche Clooney conosce bene: "In Kentucky, dove sono cresciuto, avevo uno zio George, da cui ho preso il nome - ha ricordato, parlando del film -. George viveva davvero sopra un vecchio bar malconcio. E quando avevo 9 o 10 anni, che è l'esatto periodo di tempo nel quale è ambientata la prima parte del film, mi dava 50 centesimi per andargli a prendere un pacchetto di sigarette dal distributore o una lattina di birra. Quindi sono realmente cresciuto dentro e intorno a un bar, come quello nel film, fra personaggi bizzarri che mi chiamavano 'ragazzino'. Con l'adattamento "pensiamo di essere rimasti molto fedeli all'essenza del libro - ha aggiunto l'attore e regista che è anche coproduttore, con il socio Grant Heslov e Ted Hope -. The Tender Bar è sempre una storia sulle classi sociali, sull'essere cresciuto in un bar e l'intimità di una famiglia".
    Clooney ha amato tutti i personaggi: "E' un po' come Il mago di Oz. J.R. cerca costantemente la felicità e il suo posto nel mondo, ma in realtà li ha sempre avuti. E' un viaggio che tutti amiamo guardare". Per Ben Affleck The Tender Bar rappresenta "uno dei forse due unici momenti nella mia carriera nei quali mi viene offerto un gran ruolo per un gran film da un grande regista. In genere collaboro sempre a creare il materiale per i miei progetti, faccio in modo che accadano. Stavolta è stato come un dono dal cielo. Già prima di leggere la sceneggiatura (firmata da William Monahan, premio Oscar per The Departed) ero pronto a fare il film, e ancora non sapevo quanto George Clooney (amico di Affleck, coproduttore con lui di Argo) fosse bravo come regista, mi ha veramente aiutato". (ANSA).
   

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