Vivere nel metaverso altre versioni di se stessi, gestire nonostante tutto i rapporti familiari e provare a salvarsi. The Adam Project è il nuovo film Netflix, sulla piattaforma dall' 11 marzo, con la star Ryan Reynolds, 45 anni, grandi successi come Deadpool e il recente Red Notice, e un cuore generoso avendo lanciato con la moglie Blake Lively la sottoscrizione di Unhcr, l'Agenzia Onu per i Rifugiati, e dichiarandosi pronto a raddoppiare le donazioni, fino a raggiungere un milione di dollari.
E' il protagonista di nuovo diretto da Shawn Levy come in Free Guy - Eroe per gioco. Nel cast anche Mark Ruffalo, Jennifer Garner , il piccolo Walker Scobell , Catherine Keener e Zoe Saldana. Alessandro Ongaro firma gli effetti speciali.
"Questo film aveva qualcosa di diverso, una multidimensionalità originale, è science fiction ma anche melodramma, è commedia ma anche romantico, ci sono le astronavi e le armi spaziali ma anche sentimenti e amore è questo che mi piace tantissimo del film", dice all'ANSA Zoe Saldana evidenziando una delle caratteristiche principali di questa produzione considerata tra le più attese dell'anno in streaming.
Tutto comincia quando il 13enne Adam Reed (Scobell), che vive con la madre Ellie (Garner), entrambi sofferenti per la morte del padre/marito Louis (Ruffalo), un docente universitario di scienza e tecnologia ideatore non consapevole di un modo per viaggiare nel tempo, nel garage di casa trova un uomo adulto in tuta spaziale che conosce il suo nome, ha familiarità con lui e indossa persino l'orologio di Louis proprio come il bambino. E' Adam adulto (Reynolds) e da lì prende il via la storia, un avanti e indietro nel tempo, per salvare se stesso e il mondo (un classico di sempre nel cinema science fiction), ricongiungersi con l'adorata moglie Laura (Saldana), ritrovare se stesso da piccolo e collaborare con il padre ormai morto.
Il rapporto con il padre è alla fine il cuore del film, nonostante le alabarde spaziali e le navi volanti, la relazione tra gli Adam bambino e adulto e lo scienziato Louis, che aveva testa solo per le sue ricerche, guida l'emotività della storia. "Nel film si racconta una generazione molto diversa dalla mia - dice all'ANSA Ryan Reynolds - mi piace lavorare ovviamente, impegnarmi moltissimo, ma sono felice di tornare a casa e stare con i miei figli, avere con loro una relazione più bella possibile, ed è diverso da quello che è accaduto a me da piccolo perchè è proprio un'altra mentalità generazionale, con maggiore equilibrio". Jennifer Garner a questo proposito racconta di quando durante le riprese Walker Scobell avendo dei dubbi chiamasse su Facetime Reynolds e questo rispondesse sempre circondato dai figli (i tre che dopo il divorzio da Scarlett Johannsson ha avuto con Lively, ndr).
"The Adam Project - prosegue Reynolds - ha un fascino emotivo, sincero. Adam è un brav'uomo, disposto ad ogni sacrificio romantico per la moglie, e prova a riconnettersi con il suo io bambino, riconoscere, grazie allo spazio temporale i suoi errori del passato con il padre, è come se ci fosse una seconda possibilità di legame tra le persone, una sorta di riconciliazione dei ricordi, della propria infanzia e dei genitori. E questo è qualcosa che ho vissuto in parte anche nella vita reale". Reynolds spiega: "Ogni dettaglio di questa storia parla di me - il padre, un ex poliziotto, è morto di Parkinson dopo anni di sofferenze - e ha influenzato molto la mia interpretazione. In passato ho preferito evitare la vulnerabilità, ma questa storia era per me così reale che non ho potuto tirarmi indietro. In un certo senso il film mi ha aiutato a fare pace con alcune questioni che porto con me ogni giorno, come un peso sul cuore." The Adam Project, che ambisce a ricordare i film della Amblin Enterntainement, i vari E.T. e Ritorno al futuro, ha come novità , spiegano il regista Levy e Rayn Reynolds nel junket, "proprio l'emozionalità di quello che racconta, qualcosa che guardi senza distacco ma che invece ti tocca profondamente. Sulla carta è un film su come i viaggi nel tempo possono salvare il mondo, in realtà questo viaggio può salvare te stesso. E sta proprio lì il concept originale, un'emozione inattesa".
Un film adorabile, lo definisce la Garner: "è avvincente, veloce, divertente e ai cruento, non è mai super super spaventoso, è azione e sorpresa. La sfida? Credere alla relazione tra l'alieno Adam e il padre Louis. Quanto a me mi ritengo fortunata perchè io e Mark abbiamo una vera amicizia e questo anche nella recitazione ha dato solidità ad entrambi e a quella madre che deve crescere Adam con tante difficoltà penso che non ci sia nulla di più realistico e accade anche a me quando lavoro: spero che i miei figli sentano tutto il mio amore anche a distanza e facciano altrettanto con i loro quando li avranno". E Mark Ruffalo aggiunge: "posso ben immedesimarmi con Louis e il film ci fa riflettere, tutti commettiamo errori ma è nel presente che dobbiamo riparare". (ANSA).
Ryan Reynolds, con The Adam Project faccio pace con il mio passato
Dall'11 marzo su Netflix il Metaverso al servizio della paternità