Cultura

Ugo Tognazzi, 100 anni da celebrare: le iniziative

Da Torvajanica a Venezia, omaggio tra padel e cucina

UGO TOGNAZZI 100 ANNI E LA VOGLIA MATTA DI VIVERE

Redazione Ansa

Oggi mercoledì 23 marzo Ugo Tognazzi compie 100 anni e per la prima volta dalla sua scomparsa (il 27 ottobre del '90, a causa di un fulmineo aneurisma che lo colse nel sonno ad appena 68 anni) l'Italia e il cinema si ricordano di lui con l'attenzione e l'onore che merita uno dei maggiori attori della nostra scena.

Ha cominciato il figlio maggiore Ricky con l'emozionante ritratto di famiglia "La voglia matta di vivere" andato in onda su Raidue e firmato con la complicità dei fratelli Thomas, Gianmarco e Maria Sole; prosegue la sua città natale, Cremona, con due giorni di convegno internazionale, "Questa specie d'attore" curato da Elena Mosconi.

Si proseguirà in aprile a Velletri con l'apertura al pubblico della sua casa-museo, mentre Torvajanica lo ricorda in agosto con iniziative gastronomiche, mostre fotografiche e la ripresa del famoso torno di tennis al Villaggio Tognazzi, adesso reinventato nel segno del padel col titolo "La padella d'oro".

    Altre iniziative sono in programma tra la Mostra di Venezia e la Festa del Cinema di Roma per poi tornare a Cremona in novembre con una spettacolare "Cena con Ugo". E' un viaggio nelle case" dell'attore e nella sua memoria che mette insieme le note salienti del carattere e dell'arte: la passione per la recitazione, il legame profondo con il territorio, il virtuosismo gastronomico, la necessità della "tribù" e degli amici, il successo popolare che il cinema gli ha dato grazie alla sua dimensione di "colonnello della risata" e di "uomo qualunque" in cui tutti potevano riconoscersi in un modo o nell'altro.
    Centocinquanta personaggi cinematografici, un'inesauribile carrellata di macchiette comiche (per lo più in compagnia di Raimondo Vianello) in tv, un amore per il teatro riscoperto con entusiasmo nella fase della maturità, tre libri di cucina e un pugno di premi tra cui spicca la Palma d'oro a Cannes per "La tragedia di un uomo ridicolo" (Bernardo Bertolucci, 1981) non dicono abbastanza dell'artista e dell'uomo. Non possono raccontare la timidezza e la malinconia segreta che si legge invece bene nelle sue cinque regie tra "Il mantenuto" del 1961 e il quasi autobiografico "I viaggiatori della sera" del 1979. Ma soprattutto non dicono di un uomo che amava sbranare la vita, che si sentiva solo se non era circondato da amici, donne e figli, che sosteneva di fare l'attore per hobby sognandosi piuttosto come un'eccellenza nella gastronomia regionale e internazionale. 

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